Nell’ultimo periodo, lascio a chi legge definire quanto ampio, stanno tornando in prima pagina artisti italiani di generazioni passate, meglio se un po’ underground, un po’ indie. Giorgio Canali, Toffolo, Maroccolo, CCCP (e affini) e ora Giulio Casale. Probabilmente sono tra i pochi portatori di un messaggio diverso, forse anche più malinconico, più sconfortato; non nostalgico o passatista, “si stava meglio vent’anni fa”, quanto basato sulla maturità  acquisita, volutamente o meno.

Casale esce con “Inexorable” ad inizio anno, quando ancora non sono passate le sbronze da classifiche di fine anno e i postumi delle vacanze ed ha pure il coraggio di entrare a gamba tesa. Le canzoni aprono a scenari interessanti: l’album inizia etereo, quasi ambient, con “Soltanto un video”, decisamente azzeccato.

Non mancano canzoni più propriamente rock, come “Sono corpo” o “Un giorno storico”. “Inexorable” riesce anche a spiazzare, a lasciare senza parole, non solo positivamente, anzi: “Non ci sarò” e “Un minuto” fanno incazzare perchè non si vorrebbero sentire, perchè il lutto è un argomento del quale si fa molta fatica a parlare. Però Giulio Casale riesce a lasciare una malinconia dentro e un masso nello stomaco che in pochi riescono a fare. Insomma, un album non per deboli di cuore, come dicono spesso per i film.

Tornando a temi meno impegnativi, si fa per dire, “Coscienza C” è molto anni Ottanta/Novanta sia a livello di sound (si prendano come banalissimi esempi il groove di batteria e il solo) che di testo, con il suo “Vivere dovrebbe costare meno di pensare. Pensare dovrebbe costare la metà  di vivere”, che sì, si addice sempre, ma sa molto di crisi nineties.

Restando in tema anni Novanta, l’inizio di “Ammirarti infinita” ha un qualcosa che rimanda ad un che a metà  tra Giorgio Poi (forse il basso) e Mario Venuti (forse la voce): entrambi molto rivolti al passato. Opposto “Un giorno storico”, con il suo “E lo so che hai nostalgia del presente, ma proprio quando conti di non essere niente hai vinto il premio più bello” (oltre il riff/solo di chitarra molto hard rock come concezione).

“Inexorable” sa il fatto suo, ha il suo perchè: fa riflettere, unisce generi diversi, Casale è riconoscibile, ha personalità  e un’ottima qualità  di scrittura. Vale molto più di un ascolto, così come vale la pena soffermarsi sul testo, entrare nel mood e perdercisi.