Sono passati ormai cinque anni dal suo ultimo album, “Fall Together Again”, ma questo weekend Andy Burrows è ritornato con il suo quinto LP solista: l’ex batterista di Razorlight e We Are Scientists, che, durante la sua carriera, ha anche collaborato con Tom Smith degli Editors e con il comico Ricky Gervais, voleva, però, costruire qualcosa di nuovo e, come ci ha svelato nella nostra recente intervista, la collaborazione con Matt Haig, conosciuto su Twitter, è sembrata una valida possibilità .

Con i testi scritti dal noto scrittore inglese e ispirati ai suo famosi romanzi e la musica, invece, composta da Andy, questo progetto porta novità  e un maggiore interesse verso il lavoro del musicista di stanza a Hackney (anche gli ospiti sono parecchio importanti: Dom Howard dei Muse, Keith Murray dei We Are Scientists, il già  nominato Tom Smith degli Editors, solo per citare i principali).

Sempre andando a recuperare la nostra chiacchierata con Andy, realizzata lo scorso novembre al Paladozza di Bologna, un dettaglio che ci ha rivelato è che il disco, nonostante i temi toccati siano più di una volta scuri, vuole mandare dei messaggi positivi e questo, dobbiamo ammetterlo, si rispecchia bene all’interno della musica che cerca di essere ricca e luminosa piuttosto spesso.

L’iniziale “A Different Game” non nasconde le sue maestose influenze che si possono ritrovare nei Queen, ma ha quel senso melodico british ““ soprattutto nella parte iniziale ““ che, a nostro avviso, ha più di qualcosa dei Beatles.

La grazia e l’armonia cospargono di splendore e ricchezza il primo singolo, “Barcelona”, ottimista, pieno di luce e dalla strumentazione rigogliosa: un brano di pop orchestrale decisamente ben riuscito.

“Hero” inizialmente sembra una piano-ballad tra le migliori scritte da Elton John, ma viene poi arricchita da altri strumenti come chitarra, batteria e archi.

“How To Stop Time” è un altro brano pop dal totale spirito british e anche qui sono gli archi ad aggiungere quel qualcosa in più, mentre “Handle With Care” ricorda da vicino qualche pezzo di Freddie Mercury (bellissimi anche i suoi cori).

Fondamentalmente “Reasons To Stay Alive” è un esperimento riuscito: Matt Haig affida i suoi testi a un musicista bravo come Andy Burrows che, recuperando vari elementi dalla tradizione musicale britannica, costruisce con sapienza, intelligenza e tanta classe un album raffinato, ricercato e dal piacevole ascolto. Obiettivo centrato al primo colpo.