Le parole sono uno spettro per chi come me si trova a raccontare un concerto dei Massimo Volume.

L’osservatore/ascoltatore parte sconfitto in partenza.

Sconfitto da cosa?

Da un’idea di bellezza, di cura, di ricerca estremamente puntuale e allo stesso capace di astrarsi dal tempo.
I Massimo Volume squarciano il velo di Maya all’Auditorium Parco della Musica. Sul palco c’è un’energia introvabile altrove, quella potenza racchiusa in pezzi come “Fred” o “Fuochi Fatui” è un incentivo a capire quanto sia importante per un performer/artista sfidare il pubblico a migliorarsi. Il live dei Massimo Volume è un incentivo a uscire dalla dittatura della sicurezza, della zona sicura, in cui tutti sono tranquilli ma nessuno è felice.

I suoni e le luci giocano con il concetto di minimale, c’è un’atmosfera che sembra farci tuffare nel mare, esattamente come l’immagine de “Il Nuotatore”, c’è tuttavia un solco invalicabile tra la pace e la verità  del mare e la spiaggia stessa dove l’uomo vive la sua vita, insabbiata e patinata di certezze.

Il pubblico è temprato e preparato: la sensazione è quella di trovarsi ad una platea più matura che accoglie anche gli incredibili pezzi nuovi come “La Ditta dell’Acqua Minerale”.

I Massimo Volume hanno, nei loro anni di carriera, costruito una mitologia per gli sconfitti dal progresso e questo tour è il culmine di questa ricerca, appassionata e appassionante.
E se in molte situazioni oggi ci ritroviamo a pensare e a disegnare i confini della realtà , per scindere cosa sia reale, vero e puro, con la band di Emidio e Co. non corriamo alcun rischio, anzi alcune volte, in base alla propria sensibilità , occorre ripararsi dagli schiaffi terribili che tirano i loro pezzi.

In uno dei rari momenti in cui Emidio ha parlato, oltre ad un piccolo siparietto su Nietzche, ha detto, riferendosi ad un momento di attesa: “Quelle dove si aspetta di più sono le più belle“, ed effettivamente il giocare con le attese è uno dei punti di forza non solo del concerto, ma dell’intera discografia dei Massimo Volume.

Non c’è surrogato nella forma concerto dei Massimo Volume, il bello della diretta, la cruda verità  ci farà  anche a pezzi ma la bellezza che riecheggia in pezzi di storia come “Coney Island” “Vedremo Domani” è unica, massima.

Tutti abbandonano l’Auditorium quasi in silenzio, anestetizzati dal duro peso della realtà  che non manca mai di mostrarci, nei suoi lati più cupi, squarci di bellezza.