Clementine Creevy è davvero un bel personaggio: poco più che ventenne è leader di una band che ha appena pubblicato il terzo album di cui ha scritto musica e testi, volto noto della TV e qualche esperienza nel mondo della moda (un suo pezzo fu scelto per uno spot di Yves Saint Laurent). Quella che possiamo definire la sua band, i Cherry Glazzer, sono ora un trio: Sasami Ashworth ha abbandonato il gruppo (quello vero, non quello virtuale!) per dedicarsi ai suoi progetti solisti (tra l’altro il suo debut album è previsto per inizio marzo, giornata delle donne per intenderci meglio). Oltre a Clementine (voce e chitarra) ritroviamo Tabor Allen alla batteria e Devin O’Brien al basso che si unirono alla losangelina nel 2015 e nel 2017 (prima dell’uscita di “Apocalipstick”).

Il loro primo EP “Papa Cremp”, che tra l’altro contiene ben nove pezzi e potrebbe essere considerato un album a tutti gli effetti, risale al 2013 quando Clementine era una ragazzina e iniziava la sua esperienza musicale facendosi coinvolgere nella corrente garage condita da quel sano pop spensierato che è giusto attendersi da una band di adolescenti. Stesso stile in “Haxel Princess”, album che conferma le buone ispirazioni della band, brani sdolcinati ma con un’invidiabile dose di inventiva, non comune in musicisti così giovani. Il precedente “Apocalipstick” risale al 2017 con una rivoluzione della line-up che con Sasami Ashworth portò una decisa evoluzione del suono: il synth fa la sua comparsa ed il suono si ammorbidisce senza però rinunciare a melodie pop rock con toni anche aggressivi. La Creevy dichiarerà  in seguito la sua sensazione di lontananza tra i testi dei dieci brani dell’album e la sua evoluzione personale, lontananza tra il periodo in cui quelle canzoni furono scritte e quando l’album fu registrato e prodotto.

“Stuffed & Ready” è invece l’album in cui l’artista di Los Angeles cerca di mettere a nudo i suoi sentimenti, quello che veramente è oggi, in relazione al mondo esteriore ed alle difficoltà  che l’hanno costretta a lottare per poter crescere ed evolversi. Una ricerca e analisi interiore che si è sviluppata di pari passo con la scrittura dei dieci brani che compongono l’album. Sin dal primo brano “Ohio” si percepisce l’ansia di chi vive nella costante ricerca di risposte: “I’m full of the bad, bad problems, so just take me away“.
“Wasted Nun” ha tutte le carte in regola per essere una grande hit. La voce di Clementine ci offre in questo brano le sue svariate sfumature, dolce e delicata per traformarsi nella ruvida ed urlata “I’m a wasted nun and I don’t have fun“. Un salto indietro negli anni 90, a metà  strada tra Hole e PJ Harvey.
Il singolo “Daddi” è uno dei pezzi più dark dell’album. Le chitarre si fanno più cupe e la voce della Creevy malinconica fino al pianto del ritornello “Don’t hold my hand, don’t be my man“. Un pezzo drammatico, qui davvero le domande diventano angosciose: rivolte ad una società  patriarcale non hanno bisogno di risposte, le conosciamo a priori. Il video risalta ed esalta l’angoscia che ci viene trasmessa dal brano.
Un altro episodio che ci mostra il cambiamento del sound della band è senza dubbio “Juicy Socks”. Pezzo delicato nel cantato con un deciso “Don’t Be Nervous” nel ritornello. Dedicato a Trump, Presidente che meriterebbe senz’altro un premio musicale solo per il gran numero di canzoni che sono state scritte ispirate dal suo insediamento alla Casa Bianca! Nel video appare, anche se per pochi fotogrammi, un libro di Naomi Klein, autrice molto amata dalla Creedy.

Un album che sancisce il taglio con il passato. L’apporto della Ashworth venuto meno ha portato ad uno sviluppo differente dei pezzi che trovano nella voce di Clementine e nei suoi riff di chitarra la caratteristica principale ed il segno distintivo di questa ottima band.

Photo Credit: Pamela Littky