Meg Duffy negli ultimi anni l’abbiamo spesso vista nella band di Kevin Morby, ma la chitarrista originaria dello stato di New York si è ora concentrata sulla sua carriera solista, realizzando questo weekend il suo secondo LP con il moniker di Hand Habits.

Il disco, registrato all’April Base di Eau Claire, Wisconsin, lo studio di proprietà  di Justin Vernon, è il suo primo per la prestigiosa Saddle Creek, con cui ha firmato da poco un nuovo contratto.

Questo sophomore, oltre ad avere una nuova atmosfera, essendo appunto stato registrato in studio invece che in camera come il precedente, nei suoi testi tratta di temi delicati come il perdono, la fragilità , la sofferenza e altrettanto delicate sono le lievi e gentili melodie che Meg riesce a creare con l’ottimo lavoro della sua chitarra.

Il disco si apre con la title-track, “placeholder”, dove le sei corde sanno creare un ottimo clima per supportare i malinconici ed emozionanti vocals della musicista ora di stanza a Los Angeles, regalando i primi brividi di questi quarantacinque minuti.

La dolcezza, insieme all’attenzione ai dettagli, la ritroviamo anche nell’ottima “pacify”, dove la gentile chitarra acustica di Meg e le ottime sensazioni melodiche ci sanno stupire nuovamente.

Molto particolare, invece, “heat”, un breve interludio di appena un minuto posto al centro del disco: beat dall’atmosfera cupa ci colpiscono in maniera inspiegabile in quello che, secondo la nostra opinione, è l’unico passaggio a vuoto del disco.

Se “what’s the use” si sposta verso territori di Americana (in alcune parti a noi ricorda le First Aid Kit), creando spazi più vasti, la malinconica “what lovers do”, invece, preferisce muoversi verso solide influenze country-folk.

Un album che sa davvero regalare grandi emozioni e sentimenti, da ascoltare e conservare a lungo nel cuore: il talento di Meg Duffy non era in discussione e questo album solista ci ha messo di fronte a un’artista completa e con un cammino molto interessante davanti a se. Questo suo secondo passo, intanto, ci ha convinto parecchio.