James Yorskston è un gentleman scozzese che negli ultimi venti anni si è ritagliato un ruolo piccolo ma importante nel mondo del folk britannico con la sua band (i The Athletes) e come solista, grazie a album di pregevole fattura tipo “Moving Up Country” (uscito a inizio millennio andrebbe riscoperto). Membro del Fence Collective, gruppo di musicisti nato attorno all’etichetta Fence Records che ha lanciato le carriere di KT Tunstall, King Creosote e The Beta Band, vive ancora oggi a Cellardyke paesino di pescatori dell’East Neuk dove registra i suoi album.

Non ha mai scritto classiche canzoni folk James Yorkston anche se al folk tradizionale ha reso omaggio in passato. L’uso di diversi strumenti, il clarinetto, il violoncello e la tromba ad esempio ma anche il Dulcitone, l’harmonium, l’autoharp e la nyckelharpa svedese oltre all’amata chitarra Lowden, alle tastiere e alla batteria rende il suo stile diverso da quello di tanti colleghi. In “The Route To The Harmonium” prodotto insieme al fido David Wrench (Caribou, Four Tet, Frank Ocean, FKA Twigs, David Byrne) queste differenze sono ancora più marcate.

Tre spoken word (“The Irish Wars of Independence”, “My Mouth Ain’t No Bible”, “Yorkston Athletic”) affiancano brani dolci ed eleganti come “Like Bees To Foxglove” o “The Blue of the Thistle” rendendo l’ascolto dell’album decisamente interessante. “Shallow”, che con la hit di Lady Gaga ha in comune solo il titolo e chissà  che la somiglianza non valga qualche stream in più su Spotify, ricorda “Embers” altra bella canzone uscita dalle corde di JY e merita un ascolto attento. Ma sono soprattutto “Solitary Islands All” e “The Villages I Have Known My Entire Life” a descrivere il mondo di James Yorkston, lontanissimo dalle mille luci di Londra o Edimburgo.

“The Route To The Harmonium” è un album meno immediato di “Just Beyond the River”, “The Year Of The Leopard” o “When the Haar Rolls In”. Parla di famiglia, viaggi e di amici che non ci sono più cercando di trovare un equilibrio tra lutto e speranza. Cresce ascolto dopo ascolto e dimostra che John Peel aveva ragione quando elogiava la scrittura ironica e malinconica di James Yorkston.