Già  membro di numerose formazioni, tra cui i Deerhoof, The Curtains, Natural Dreamers e Cryptacize, Chris Cohen ha iniziato la sua carriera solista solo negli ultimi anni ““ il suo debutto sulla lunga distanza, “Overgrown Path”, è infatti datato solo 2012.

A distanza di tre anni dal sophomore “As If Apart”, il musicista losangelino ha pubblicato pochi giorni fa il suo omonimo terzo LP, che è stato realizzato come i precedenti dalla Captured Tracks di Mike Sniper: numerosi gli ospiti presenti su questo nuovo lavoro, tra cui troviamo Katy Davidson (Dear Nora), Luke Csehak (Happy Jawbone Family Band), Zach Phillips e il sassofonista Kasey Knudsen.

Questo nuovo disco, che parla “del dolore e della perdita, ma anche dell’accettazione di questa perdita”, ha senza dubbio un’anima pop, ma sa andare ben oltre, sempre supportato dalla gentilezza e dall’educazione sonora che Cohen ha fatto proprie da tempo.

“Song They Play” è il primo esempio di ciò: semplice, calmo, elegante, ci mostra quelle sensazioni melodiche che i loro sapori li hanno trovati nella grande tradizione californiana (Beach Boys anyone?).

Non dobbiamo andare molto più avanti per trovare un altro piccolo gioiello, “Edit Out”: non sono solo le melodie a conquistarci, ma anche la raffinatezza del sax di Knudsen che aggiunge un prezioso tocco jazz al brano. Centro pieno per Chris!

La lunghissima “House Carpenter” (oltre sei minuti) è in realtà  una vecchia canzone tradizionale inglese, rifatta già  da tanti altri musicisti in passato: qui Cohen va a scavare nel folk, che si unisce alla tristezza della storia che narra.

“The Link” unisce un perfetto mix tra piano, percussioni e il sempre apprezzabile sax: in questo brano il musicista californiano non si accontenta di mettere in mostra la sua classe, ma vuole sperimentare e lo fa senza paura e con risultati più che buoni, che non snaturano l’anima tranquilla delle sue canzoni.

Le note dolci-amare di “No Time To Say Goodbye”, infine, sono accompagnate dalla positività  del sax e soprattutto dalla spinta verso l’alto del drumming: una chiusura delicata e riflessiva, ma assolutamente di valore.

Questo omonimo terzo album di Chris Cohen è gentile, sensibile, ha un ottimo tocco melodico ma, nella sua semplicità , sa mostrare eleganza e, in qualche occasione, prova anche a calpestare terreni sonori nuovi: un pop ben costruito e ricco di classe.

Credit Foto: Ebru Yildiz