Arrivare in Viale Zagabria, salire le scale e tuffarsi nei corridoi e nelle salette del Covo Club ha già  in se qualcosa di suggestivo. Non ritrovo quell’etichetta glam e patinata con cui è stato decantato negli ultimi anni, entro e vengo fisicamente attraversata dalla storia che trasudano queste pareti ammiccanti. Musica, volti, vite che da oltre trent’anni si incrociano e alla fine trovano il proprio rifugio tra queste mura.

Mi affascina pensare che nulla succede per caso e trovo speciale che il tour di presentazione del nuovo disco dei Sick Tamburo, “Paura e L’Amore”, uscito il 5 aprile scorso per La Tempesta dischi, parta stasera, proprio dal Covo a Bologna.

L’apertura è affidata a La Discoteca ovvero Stefano Poletti, già  regista di numerosi video dei  Sick Tamburo, e Gabriella De Vita. Con la loro “new retro wave” dalle tinte pastello ci fanno fare un flashback negli anni ’80. Passato o futuro? Non ha importanza, il tempo per la malinconia non c’è, i loro suoni sono accattivanti, si balla e lo si fa con il sorriso stampato in faccia. Ottimo “stretching“.

Sono le 23 quando i Sick Tamburo si fanno largo tra la folla di un Covo  sold out e salgono sul palco. Colpiscono gli abbracci di carica ed empatia che Gian Maria Accusani e Elisabetta Imelio si scambiano con il resto della band prima di partire con “Agnese non ci sta dentro”, “Quel ragazzo speciale” e “Baby Blu” dall’ultimo lavoro.

Bastano pochi pezzi per scatenare il pubblico e far esclamare che i Sick sono tornati più carichi che mai. Procedono inarrestabili, con una media di un disco ogni due anni, e traspare sincera la voglia di ritornare sul palco, come ci aveva detto Gian Maria, nella chiacchierata di qualche settimana fa:  “Suonare per la gente è il motivo per cui tutti hanno iniziato a fare i musicisti, saremmo disonesti a dire che non vediamo l’ora di suonare. E poi la sensazione di riprodurre dal vivo quello che hai registrato è sempre una bella emozione”.

Risplende il loro “marchio di fabbrica”, suoni e arrangiamenti che li rendono indiscutibilmente riconoscibili ed unici. Basso, chitarre, batteria e la timbrica sensualissima di Gian Maria. Ritmi incalzanti, testi concisi e una meravigliosa attitudine punk che li fa essere ancora paladini di quel rock alternativo che si respirava dieci anni fa.

I brani si susseguono e si intrecciano, “Ho bisogno di parlarti”, “Qualche volta anch’io sorrido” dall’album “Senza Vergogna” per tornare al presente con la storia di Leila nel pezzo “Anche Tim Burton la sceglierà ” il mantra “L’amore, l’amore, non c’è niente senza l’amore” scandito dal pubblico che tiene il ritmo con le mani.

“Quando bevo” dall’album “Senza Vergogna” scatena un bellissimo finimondo, con tutti i presenti che si liberano in un “pogo” tellurico, il primo di una lunga serie. Il Covo regge, Gian Maria scherza dal palco “fa piacere vedere la gente che salta come si faceva una volta, fa tanto piacere vederla”.  

“Puoi ancora”, “Mio padre non perdona”, “Il più ricco del cimitero”, “Un giorno nuovo”, “Sei il mio demone”, “Con prepotenza”, “Il fiore per te”, “La fine della chemio”, “Meno male che ci sei tu”.

La capacità  di raccontare storie, fotogrammi di vita, temi forti: il dolore, il disagio, la morte, la paura. La sensibilità  di farlo con parole semplici che arrivano dritte al cuore. L’ultimo disco ci regala un messaggio bellissimo: l’Amore è l’arma più potente che tutti abbiamo a disposizione, il vero antidoto contro le paure.

Vorresti che il concerto non finisse, vorresti poterli portare a casa tutti insieme a te, tanta è l’energia che ci regalano. C’è tempo per il bis meno sorpresa di tutti, visto che non ci sono camerini dietro al palco dove scomparire per qualche minuto, ma “almeno un bis diverso dal solito” come sottolinea Gian Maria. Un bis non sorpresa ma gradito e molto voluto dai presenti. “La mia mano sola”, “A.I.U.T.O”, “Intossicata” e “Lisa ha 16 anni”.

“Corri Lisa, corri per sempre” e noi con lei, senza paura.

Ho il piacere di salutare Gian Maria a fine concerto. Sorride, mi abbraccia e mi chiede “ma ti sei divertita?”. La musica è una questione di cuore e i Sick Tamburo, di cuore, ne hanno da vendere.

Credit Foto: Pennello / CC BY