Kevin Morby l’abbiamo conosciuto nei Woods prima e nei Babies poi, ma la sua carriera solista, partita nel 2013 con il suo debutto “Harlem River”, sta mettendo in luce tutte le sue notevoli qualità .

Il suo quarto LP, “City Music”, è stato uno dei migliori del 2017, finendo in numerosissime e prestigiose Top 10 di fine anno in giro per il globo, e questo weekend è arrivato il suo atteso seguito, “Oh My God”.

Il nuovo disco, che lo ha visto (tra l’altro) abbandonare la sua vecchia band che lo aveva accompagnato negli ultimi tour (e aveva anche partecipato attivamente alla sua fatica precedente), tratta di religione: pur non essendo particolarmente legato all’aspetto religioso, il musicista nativo del Texas si è detto interessato a essa, definendola nella press-release come “uno strumento utile all’interno del mio songwriting, poichè è qualcosa con cui tutti possono relazionarsi a un certo livello.”

Fatta questa premessa, Morby, per questo suo quinto LP, lascia quasi in disparte la chitarra per fare posto a fiati, piano, archi, utilizzare cori angelici ed esplorare mondi a lui sconosciuti come quello del gospel. Sicuramente quel senso poetico che, anche questa volta pervade le sue canzoni, lo aiuta a far funzionare il suo nuovo lavoro.

L’atmosfera che sa creare fin dall’apertura con la title-track “Oh My God” ci fa entrare immediatamente in questo suo nuovo mondo: piano, arrangiamenti di grande valore, un suono che emette il calore che stavamo cercando e uno splendido e morbido sax nel finale sono tutti ingredienti che ci fanno intuire le potenzialità  che questo disco ci potrà  riservare nei successivi quarantacinque minuti.

Il singolo “No Halo” inizia con un handclapping e si trasforma pian piano in un raffinato brano dalle influenze jazz, pieno di fiati dalla splendida eleganza, mentre nel finale di “Seven Devils”, dall’atmosfera piuttosto riflessiva e malinconica, troviamo un inaspettato, ma assolutamente gradito, assolo di chitarra, probabilmente una delle ultime cortesie di Meg Duffy.

Molto triste “Piss River”, ma impreziosita dal suona dell’arpa di Mary Lattimore, sempre una garanzia in ogni collaborazione a cui presta il suo aiuto; la conclusiva “O Behold”, invece, è il momento più tenero e pensante di questo album e mette i brividi con l’ennesimo coro angelico del disco.

Molto particolare “Congratulations”: la traccia inizia con le voci di bambini e donne che chiedono a Dio di perdonarle e prosegue con un’atmosfera molto più gioiosa e luminosa, prima con percussioni dall’aspetto deciso, poi con synth e fiati, che danno un ulteriore tocco di raffinatezza a questo già  pregiato lavoro.

Forse “Oh My God” non sarà  un disco religioso nel senso che possiamo normalmente intendere, ma quel suo senso di poesia e spiritualità  che lo circondano lo rendono davvero speciale, senza ovviamente sottovalutare la bravura di Kevin Morby.

Un album che ancora una volta ci lascia ad ammirare la classe del musicista nativo del Texas: il suo percorso evolutivo continua nella direzione giusta e anche questo LP ci sembra essere uno di quelli destinati a rimanere a lungo.