L’Infinito di Giacomo Leopardi compie 200 anni.
è la poesia del tempo, del rincorrersi di sentimenti e di stagioni diverse, della vita che vince la morte e riprende il suo cammino.

Ma è anche la poesia del nostro sguardo che si rivolge a tutto ciò che ci è più caro, ai luoghi ed i gesti che ci sono familiari, perchè sono le uniche certezze che possono darci conforto dinanzi alle grandi domande dell’esistenza.
Ed è solo grazie a ciò che custodiamo dentro di noi, che la dolcezza di questi versi vince la paura. La nostra fragilità  emotiva si rivela – quando giunge il momento di guardarsi dentro e compiere le proprie scelte – il valore aggiunto per affrontare le burrasche e le tempeste del mondo, permettendoci di ritrovare e salvare il naufrago che lotta e resiste in ciascuno di noi.

è solo riconoscendo quel che conserviamo dentro che possiamo capire di esistere, di esserci e di dover pretendere il nostro spazio. Ed, a volte, per farcela, è sufficiente una mano tesa; una mano tesa e niente più.

Il resto, infatti, son sempre le stesse storie, le medesime ipocrisie, un fiume in piena di promesse vane, che, sappiamo benissimo, nessuno ha intenzione di mantenere, perchè siamo tutti impegnati a sacralizzare le nostre individualità .

Ed è perciò che ci spegniamo, ogni giorno di più: soli ed in balia di un oceano che non sappiamo più navigare. Siamo noi quelli che affoghiamo, perchè non riusciamo più a separare ciò che conta davvero da tutte le cazzate che vogliono farci apparire come indispensabili e necessarie.

Ma sotto questo chiasso disarmonico che sono le nostre giornate, deve esserci necessariamente dell’altro, un infinito che rimane in attesa, nel silenzio, incurante del tempo che passa, perchè sa che, prima o poi, verrà  il momento di scegliere e fare i conti con ciò che siamo davvero, con il dolore del passato e le speranze del futuro.

Forse basterebbe solo uno sguardo, un’immagine nitida, una scintilla capace di risvegliare sentimenti che fingiamo di non aver mai provato, ricordare scelte che crediamo di non aver mai fatto ed abbracci che pensiamo di non aver mai dato.

Saper riconoscere ciò che siamo stati, è questo cha fa la differenza. Saper riconoscere quale sia il filo che non si spezza e la mano che possiamo stringere, è questo che ci eviterà  di perderci, per sempre, in giorni senza luce.