E’ davvero un bel periodo per i western, è da “True Grit” che ne esce almeno uno buono all’anno. La notizia è ancora migliore se si considera che spesso non si tratta di semplici riproposizioni del genere, ma di adattamenti di questo a nuovi canoni, linguaggi, riflessioni. E’ sicuramente questo il caso del film di Audiard, suo primo in inglese.

Ai due sanguinari fratelli del titolo è affidato lo sguardo del regista sul delicato passaggio dal diciannovesimo al ventesimo secolo, che spazia dalla simpatia di piccole innovazioni quali lo spazzolino da denti a riflessioni su nuovi, utopici modelli di comunità  all’epoca del selvaggio west.
I due cowboy sono però anche portatori sani e contraddittori di un’umanità  incredibile, che viene riconquistata, specie da Eli, nel lungo peregrinare dall’Oregon alla California e ritorno.

Ottime la regia, la colonna sonora incalzante e, soprattutto, le interpretazioni di Phoenix e Reilly, con quest’ultimo che la spunta di poco in un ipotetico scontro tra titani. Il suo sguardo baciato dal sole filtrato dalle tende della casa materna alla fine del film vale intere carriere.