Self pity can be quite delicious when you’re by yourself“. Basterebbe questa frase detta un po’ per scherzo in un’intervista a Benjamin Cook di Huck Magazine a descrivere il quinto album di Cate Le Bon. Un ritorno gradito dopo il successo di “Crab Day” e a dieci anni da “Me Oh My”, che insieme a “Mug Museum” fece scoprire anche ai non addetti ai lavori il talento fuori dagli schemi di questa musicista gallese che lavora anche come produttore (ruolo ricoperto in “Why Hasn’t Everything Already Disappeared?” dei Deerhunter uscito lo scorso gennaio).

Concluso il lungo tour di “Crab Day” miss Le Bon si e’ presa un anno di pausa, vivendo da sola sulle montagne del Lake District nel nord ovest dell’Inghilterra e dedicandosi a una nuova passione: costruire mobili. A farle compagnia un pianoforte di seconda mano, che ha gradualmente sostituito le amate chitarre Fender nel cuore musicale di Cate. I dieci brani di “Reward” sono nati in quel periodo di solitudine estrema.

La Cate Le Bon del 2019 è eterea e riflessiva. Accompagnata dalla batteria di Stella Mozgawa (Warpaint) dal sassofono impertinente di “Sweet Baboo” Stephen Black e dalle sei corde di Josh Klinghoffer e Huw Evans (aka H.Hawkline) gioca con ritmi sintetici e emozioni. Il risultato e’ un suono minimale e avvolgente, molto diverso dall’austerità  del periodo passato a Los Angeles. Gli arrangiamenti sono sempre molto curati ma si sente il bisogno di far musica in modo libero, senza tener conto delle aspettative altrui.

Succede ad esempio in “Miami” ispirata al David Bowie ascoltato da ragazzina, nella leggerezza solo apparente di “Daylight Matters” o “The Light” o ancora in “Magnificent Gestures” dove Cate si diverte a duettare con Kurt Vile. “Reward” mostra una Le Bon senza più difese, che non ha paura di sembrare titubante e insicura in “Here It Comes Again”, “Meet The Man” o “Sad Nudes”. Un album per orecchie curiose che rinuncia alla grinta del passato per esplorare il variopinto mondo dell’art pop, completando il percorso iniziato in compagnia di Tim Presley nei DRINKS.

Credit foto: Ivana Kličković