Ci sono dischi che segnano la fine di un ciclo. “Gold & Grey” è l’album con cui i Baroness scelgono di chiudere la serie di titoli dedicata ai colori, che avevano cominciato con “Red” nel 2007. Confermata la sezione ritmica formata da Nick Jost al basso e Sebastian Thomson alla batteria che aveva esordito nel precedente “Purple”, cambio della guardia alla chitarra: Peter Adams ha lasciato amichevolmente il quartetto sostituito da Gina Gleason che in passato ha collaborato con Cirque Du Soleil, Jon Anderson, Carlos Santana, Smashing Pumpkins.

L’introduzione di una voce femminile non poteva che aprire nuovi scenari per i Baroness che a detta dello stesso John Baizley hanno usato una copiosa e colpevole quantità  di armonie vocali, senza dimenticare le influenze metal e prog. “Front Toward Enemy” colpisce con grinta e sostanza degna dei Mastodon, tracciando insieme alla più melodica “I’m Already Gone” e al basso pulsante con chitarre velocissime di “Seasons” un percorso ben definito nei suoni e nelle intenzioni, che continuerà  per tutto il disco.

“Gold & Grey” è il secondo album registrato insieme al produttore Dave Fridmann e il suo apporto si sente più che in passato, soprattutto nel tono morbidamente psichedelico in alcuni momenti di “Tourniquet” o nell’uso degli archi di “Anchor’s Lament”. “Throw Me An Anchor”e “Broken Halo” invece hanno il piglio degli inni da cantare a squarciagola, col pugno alzato e molto headbanging. “I’d Do Anything” è il lato più soft dei Baroness, una ballad metal di grande vulnerabilità  e vigore che lascia molto all’immaginazione.

“Emmett: Radiating Light” e “Cold: Blooded Angels”, rispettivamente duetto elettroacustico tra Baizley e la Gleason e power ballad, dimostrano insieme alla conclusiva “Pale Sun” dove il quartetto dovrebbe e potrebbe arrivare in futuro. Drammatica e di grande effetto ma a conti fatti poco convincente la scelta di inserire alcuni brani strumentali che finiscono per diminuire l’impatto di alcune delle diciassette tracce e la compattezza dell’intero lavoro.

Baizley e soci si sono presi un gran bel rischio questo va detto: inondare il disattento mercato musicale odierno con un album così complesso e denso di emozioni è lodevole. Agrodolce però il sapore di “Gold & Grey” come sempre succede quando qualcosa finisce. Bilancio positivo di dodici anni faticosi e vissuti al massimo, che sono costati molto ai Baroness e vengono salutati senza nessun rimpianto.

Credit Foto: Ross Halfin