Riecco l’elettropop degli Hot Chip, al loro settimo album in studio: bella e meritata la carriera del quintetto  londinese, trainato dal duumvirato Alex Taylor-Joe Goddard, storici fondatori del gruppo, nome ormai fisso per ogni festival estivo che si rispetti.

Con l’apporto del recentemente scomparso  Philippe Zdar (membro dei Cassius e già   in collaborazione con i Phoenix)  e di  Rodaidh McDonald (dietro, tra gli altri, a lavori di  The Xx  e David Byrne) facciamo quindi questo tuffo in “una vasca piena di ecstasy”: lecito aspettarsi colori arcobaleno, ritmi dilatati tra il mid e il downtempo, visioni lisergiche,  con quel tocco dance che rende gli Hot Chip ormai più che riconoscibili. Così doveva essere, così è.
L’uno-due iniziale di “Melody of Love” e “Spell” ci porta subito  a fluttuare in ambientazioni molto Daft Punk di “Random Access Memories”  e (guarda un po’) più ovattate di matrice Phoenix, se vogliamo trovare paragoni piuttosto recenti. Avvolgente, a tratti lenitivo, da ballare ad occhi chiusi, prima che le trame pop e la voce manipolata della title track  e le tastiere e i synth di “Echo”  riattivino, a piccole quanto decise pulsioni, luminose e tintinnanti, il sistema nervoso.
Più sinuosa, house e accattivante “Hungry Child” (il video, poi, è una figata), vibrante e trasportatrice “Positive”, altrettanto sognante “Why Does My Mind”, delicata ma briosa con le sue traiettorie intergalattiche, o ancora “Clear Blue Skies”, distensiva e tremendamente ambient nel suo incedere allucinogeno e sintetico  che ritroviamo  pure nella chiusura demandata a “No God”, che piano piano prende quota e ci porta a lievitare con lei sopra lidi  finalmente più terrestri e tropicali.
Certo, mancano picchi di assoluta brillantezza, se non squisitamente una banger come può essere stata, anni addietro, “Over and Over”: ma “A Bath Full of Ecstasy” scorre così  colorato, disinvolto ed effervescente al punto giusto che è un piacere, senza bisogno di cercare impennate particolari e con quel French Touch  fine anni ’90  che lo rende furbamente magnetico e suadente.
Una conferma della padronanza dei mezzi da parte degli Hot Chip, che ormai non hanno bisogno di strafare per fare bene: e a conti fatti, quindi, ci piace e ci convince.

Photo By  Ronald Dick