La cosa migliore che potessero fare gli Ummagma è quella di smarcarsi dalle etichette. Oggigiorno un po’ tutti, addetti ai lavori e non, pensano subito a incasellare un prodotto, cosa facile in alcune situazioni, difficile in altre, ma la parola d’ordine è comunque provarci. Si cercano parole chiave per spiegare e identificare il tutto, per semplificarci la vita, per rendere il tutto più snello. Ha la sua utilità  certo, ma a volte si perde il senso di quello che si sta facendo. Invece che parlare di un disco, di quello che ci trasmette, ecco che ci concentriamo solo a dargli un vocabolo, una parola identificativa.

Gli Ummagma ci riportano alla bellezza della musica, ci riportano alla gioia dello scoprire che non tutto è così chiaro e limpido. Le sfumature infinite di questo disco lo rendono diamante scintillante e cangiante, capace di mutare forma a seconda del brano e del mood del momento. Poteva diventare un labirinto questo album, un sentiero intricato per l’ascoltatore e anche per l’autore e invece tutto scorre nel migliore dei modi e di questo dobbiamo dare atto agli Ummagma, che sperimentano con consapevolezza e riescono a catturare e a stuzzicare anche chi si approccia all’ascolto.

Al terzo disco le chiavi musicali della band aprono una porta dietro l’altra in maniera perfetta e invitante, mentre Alexander Kretov e Shauna McLarnon si divertono con noi a mettere in musica un viaggio, un percorso fatto di fotografie che scorrono, capaci di evocare ritmo, vivacità  e sorrisi ma anche momenti più raccolti e pensierosi. La verita? Non riusciamo a staccare gli occhi da queste fotografie sonore che ci catturano fin dai tribalismi di “Rolling”. Si respirano arie di culture diverse, sapori e sensazioni world che abbracciano anche ritmiche che passano dal   reggae, all’ambient puro, da veri e propri classicismi bucolici alla bossa nova, sconfinando nei frangenti eteri e dream-pop che, in apparenza, sembrano il materiale più congeniale alla band.

Se devo fare un piccolo appunto, le melodie non vanno di pari passo con la varietà  della proposta. Apprezzo tantissimo la capacità  della band di mutare pelle e forma, senza risultare forzata, ma, a tratti, la forma perfetta non mi fa trovare la sorpresa di una sostanza pop e melodica che mi piacerebbe sempre assaporare e che vorrei emergesse maggiormente. Per mio gusto personale avrei preferito più brani sullo stilòe di “Lotus”, ma ripeto, è un sentore personale.

Resta il fatto che abbiamo fra le mani un gran bel disco! Assolutamente!