Eh si, gli anni passano anche per il buon Mark McGrath. E passano pure per i loro fan. Si parte leoni e poi si finisce sotto una pianta di cocco, ai tropici, sull’amaca a bere pina colada. Lui. I fan (quelli che l’hanno seguito nel suo percorso) magari si devono accontentare di ripieghi più economici a volte, ma la pina colada e l’amaca ci possono stare lo stesso dai.

Speravo che fare la comparsata nel tour degli Smashing Pumpkins (sui maxi schermi, non sul palco) avesse risvegliato la voglia di rock a Mark. Mi sbagliavo di brutto: ho letto le sue interviste (e pure il fatto che sta diventando mezzo sordo, non dimentichiamolo) e francamente ho capito che la voglia di rock se n’è andata da un pezzo. Qui è subentrata la necessità  di toni bassi, di canzoncine buone come sottofondo mentre si è al bar della spiaggia intenti a ordinare l’ennesimo drink, insomma se deve essere rock, beh, che sia soft, ma tanto soft, così soft che di rock non resta più un cazzo. L’ho detto prima, gli anni passano. Quello che gli Sugar Ray vorrebbero è che, bene o male, anche i vecchi fan si siano messi il cuore in pace e che accettino queste innocue canzoncine  (mortali fin dai titoli), spesso dalla terribile e noiosissima andatura reggae, in cui non riusciamo trovare uno spunto decente che sia uno. Va bene un disco senza pretese, ma così è davvero troppo. Se i vecchi fan avessero gettato la spugna e non si accostassero alla band neanche per pietà  o per inossidabile fede nel passato che fu, beh, mi chiedo come “qualcuno di nuovo” possa apprezzare un simile piattume. Quindi resto dell’idea che il disco è fatto per chi, bene o male, conosce il nome Sugar Ray e accetta, con rassegnazione, che la carta d’identità  determini il tiro degli ascolti.

Sta di fatto che, se appartenete alla vecchia guardia che non accetta mollezze e andamenti lenti il mio consiglio è semplice: non mettetevi neanche ad ascoltare questa roba, se invece, con il passare degli anni, avete sotterrato l’ascia di guerra, avete abbassato i volumi, cercate musica rilassante (e inutile) e siete diventati fan della tintarella ai Carabi (ma anche Rimini o Riccione) o dei parchi acquatici con la spiaggia finta e la piscina con le onde, beh, allora avanti tutta. Questa è proprio la musica che può passare in sottofondo in uno di questi posti. Ne più ne meno.

Speriamo si siano divertiti a fare sto disco, perchè noi ad ascoltarlo, beh, non abbiamo avuto nemmeno quella fortuna. Solo una drammatica sonnolenza.

Pic by Kevin Estrada