Ed eccoci alla seconda TOP 10 dedicata ai Metallica, questa volta partiremo dal celebre “Metallica”, il black album, per giungere fino ai nostri giorni, attraversando gli album che, negli anni 90, hanno procurato non poche critiche alla band californiana, soprattutto da parte dei fan della prima ora.

ENTER SANDMAN

1991, da “Metallica”

L’uomo di sabbia fa addormentare i bambini, ma allo stesso tempo si diverte a tormentarli con i suoi incubi feroci. Incubi nei quali incontriamo le nostre paure primordiali, quelle che non ci lasceranno mai e ci resteranno accanto per tutta la vita. Certo, potremmo fingere di dimenticarle, potremmo fingere che non sono mai esistite, potremmo persino imprigionarle in qualche oscuro e remoto angolo della nostra mente, ma non appena chiuderemo gli occhi, l’uomo di sabbia sarà  lì, assieme a loro, pronto a tormentarci e darci nuovamente la caccia.

ATLAS, RISE!

2016, da “Hardwired… To Self-Destruct”

Ogni nuovo giorno rappresenta, spesso, una sfida impari, un’incessante lotta contro l’imprevedibilità  del destino e l’inevitabilità  del tempo che tende a consumare tutte le nostre energie. Ma non possiamo sottrarci all’impegno, come il mitico Atlante viviamo perennemente una dualità  esistenziale: da un lato vediamo ciò che facciamo come assolutamente necessario ““ se non io, chi potrebbe farlo? ““ dall’altro lato ci rendiamo conto che non potremmo mai riuscire a fare tutto ““ so di non riuscirci, ma nonostante tutto devo farlo. E così, proprio come il gigante punito da Zeus, ogni giorno abbiamo il dovere di sorgere; non importa quanto sia pesante il nostro mondo, dobbiamo mettere da parte l’orgoglio, così come la sfiducia verso il nostro stesso creatore, e sostenere, da soli, il cielo.

SAD BUT TRUE

1991, da “Metallica”

Brano cupo e pesante in cui la band americana cerca di esprimere come l’egoismo, simile ad una droga, possa consumare e corrodere l’animo umano, fadendoci perdere contatto con la vera essenza delle cose che ci circondano. Costruiamo una realtà  distorta in cui, a poco a poco, distruggiamo tutto ciò che aveva valore, allontaniamo tutte le persone che potevano sostenerci, per poi ritrovarci inevitabilmente soli, in preda agli spasmi ed ai tossici deliri che infettano tanto il nostro cuore, quanto la nostra mente.

ALL NIGHTMARE LONG

2008, da “Death Magnetic”

I Metallica, con questo brano, tornano ai riff laceranti del passato, agli improvvisi cambi ritmici ed alla martellante furia della batteria. L’uomo di sabbia si mostra con tutta la sua forza e la sua follia, ha portato con sè i suoi incubi più fantasiosi e spaventosi e lascia che impazzino nella nostra mente, che si mescolino e confondano con i nostri ricordi, che diano vita a vere e proprie allucinazioni. Ma è tutto dentro di noi, non possiamo nè correre, nè nasconderci, non ci resta che scrutare questo orizzonte oscuro e domandarci cosa accadrà , cosa ci riserverà  la fortuna.

HELPLESS

1998, da “Garage Inc.”

Nel periodo in cui, probabilmente, la band ebbe più critiche, a causa degli album “Load” e “Reload”, ci fu anche un album di cover e b-sides. Oggi questo lavoro è stato ampiamente rivalutato, i Metallica seppero rivisitare e dare energia a brani classici degli anni Settanta/Ottanta, omaggiando anche artisti più lontani dai loro canoni sonori come Nick Cave o Freddy Mercury, senza scordare i loro miti giovanili (Black Sabbath) o i loro amici (Motorhead). Ho scelto un brano del secondo disco, “Helpless”, dei Diamond Head“… see the dreams, I hope they last, never fade away. Ed i nostri sogni dureranno?

HARDWIRE

2016, da “Hardwired… To Self-Destruct”

è la traccia d’apertura dell’ultimo album della band californiana, una canzone “classica”, potente ed efficace, capace di far presa sugli ascoltatori e risuonargli nella testa. Una finestra spalancata su questo nostro mondo, su un pianeta che sta morendo ogni giorno sempre di più, sulle tante bugie che ci opprimono e ci spingono sempre più verso la nostra auto-distruzione. Ma è davvero questo il nostro destino?

FUEL

1997, da “Reload”

Tutto si può dire di questa band, tranne che non abbiano avuto il coraggio di guardare a sè stessi in maniera critica, senza aver alcuna paura nell’affrontare i propri demoni personali o a confrontarsi con le proprie scelte artistiche e stilistiche. Il “carburante” è quello che ci permette di correre, ma è, allo stesso tempo, il prezzo che paghiamo per le nostre dipendenze. Bruciamo liberi, con purezza ed ardore, ma ne diventiamo schiavi; abbiamo perennemente sete e non riusciamo più a percepire altra forma di esistenza, se non quella in cui ci fanno compagnia le fiamme che divampano nel motore, mentre la strada ci porta sempre più lontano.

THE HOUSE THAT JACK BUILT

1996, da “Load”

Una chitarra distorta crea un’atmosfera surreale, un mondo in cui tutto appare fuori posto, in cui non esistono più regole geometriche, dimensioni, forme. è come se avessimo delle strane lenti sugli occhi, è come se qualcosa ci divorasse da dentro. Torna, in maniera più brutale e diretta, il tema della dipendenza ““ soprattutto da alcool e droghe ““ ma in questo brano non c’è più nulla di affascinante, le fiamme non purificano più, ma distruggono voracemente tutto quello che abbiamo costruito con dedizione e fatica.

THAT WAS JUST YOUR LIFE

2008, da “Death Magnetic”

In questo brano i quattro cavalieri tornano su sonorità  tipiche degli anni Ottanta; si tratta di una canzone introspettiva in cui James Hetfield rimurgina sulle difficoltà  che ha dovuto affrontare nella propria vita. Purtroppo combattere non è sufficiente, mordere non è la sola risposta possibile, dobbiamo imparare a parlare, ad accettare il fatto di trovarci in una prigione e di dover conquistare la libertà : ogni attimo di passato ci sarà  utile per rispondere al presente.

THE UNFORGIVEN

1991, da “Metallica”

Il Tempo scorre così rapidamente, che ci ritroviamo vecchi su strade fuori mano; volgiamo il nostro sguardo verso un passato lontano, per renderci conto che esso non è più il nostro, non ci appartiene più e ci è, purtroppo, diventato estraneo. Non abbiamo avuto la forza di realizzare i nostri sogni; ci siamo, semplicemente, fatti guidare, condizionare e trasformare negli ingranaggi di un enorme meccanismo. Ed ora che siamo diventati dei poveri vecchi, ci sostituiranno con coloro che, oggi, sono esattamente identici a come eravamo noi un tempo, così stupidi da barattare sè stessi per un’auto, un appartamento in periferia, un conto in banco ed un paio di settimane di ferie ogni anno.

Credit Foto: Ross Halfin