Attivi dal 2012 con un 7″ ed una cassetta di un’ora di improvvisazioni pubblicati nel 2016, i Possible Humans giungono al loro primo album “Everybody Split” via Trouble in Mind (tuttavia una limitata tiratura aveva già  fatto la sua comparsa lo scorso aprile, grazie all’etichetta di Melbourne “Hobbies Galore”). Da Melbourne provengono anche i cinque ragazzi che hanno molte caratteristiche in comune con un’altra band della città  australiana: i Rolling Blackouts Coastal Fever. Qui i fratelli sono Steve, Mark e Adam a cui si aggiungono Sam e Leon. Mark Hewett è, dei fratelli, la mente e una delle voci che con Sam si alterna nel ruolo.

Musicalmente la band propone un ricco intreccio di chitarre fluenti, con suoni smussati e sonorità  jangle che si alternano ad atmosfere più psichedeliche che rendono il loro post punk molto orecchiabile e poco schematico. Ai già  citati RBCF non stona fare il nome dei primi REM e Wire. Certo, band dai nomi importanti ma l’accostamento non deve sembrare esagerato. Con il loro modo sornione, i Possible Humans scrivono ed interpretano le loro canzoni in uno stile quasi scanzonato e brioso. Come non fermarsi e riascoltare il passaggio in “Absent Swimmer” dove si riprende il ritmo dopo lo stacchetto reggae che sembra suonato all’interno di un furgoncino Volkswagen da hippie mentre guada un fiume dal letto pietroso. E come non rimanere rapiti dalle note discendenti e dagli accordi in belolle di “Aspiring to Be a Bloke”, un brano che dovrebbe essere di diritto inserito nella playlist “Come gli umani stravolgono le regole del gioco” da mandare oltre il sistema solare con potentissime onde radio. Fanno pure il verso a Mark Knopfler nella lunga e lisergica “Born Stoned” costruita intorno a tre accordi ma con un infinito solo di chitarra che può avvicinare all’uso di sostanze illecite anche il vostro innocente gattino che innavvertitamente s’imbattesse in queste note.

Il fisico danese Neis Bohr ebbe a dire che quelli che non restano sbalorditi la prima volta che incontrano la teoria dei quanti, non possono realmente averla compresa. La stessa cosa potrebbe capitare a chi ascolta “Everybody Split” dei Possible Humans. Magari comprendere è un verbo non adatto da usare per giudicare questo album, ma l’aggettivo “sbalordito” può rendere giustamente l’idea.

Credit Foto Melissa Fulton