Arriva il tanto atteso momento del debutto per i Murder Capital, giovanissimo quintetto irlandese che aspira a una posizione di rilievo nella scena post-punk moderna. Un genere in piena rinascita, a giudicare dai lavori pubblicati più o meno recentemente dai vari Shame, Fontaines D.C. e Idles. Pur fermandosi un gradino al di sotto rispetto a quanto fatto sentire dai tre gruppi appena menzionati, “When I Have Fears” non delude affatto le aspettative.

Per produrlo è stato contattato un professionista che il post-punk non solo lo conosce, ma in qualche modo ha anche contribuito a plasmarlo nel corso dei decenni: si tratta del celeberrimo Flood, noto soprattutto per le sue frequenti collaborazioni con U2, Depeche Mode, Nick Cave e PJ Harvey. Un uomo che padroneggia al meglio la materia, avendo mosso i primi passi al fianco di gente del calibro di New Order e The Sound.

è facile credere che i Murder Capital si siano affidati ai suoi consigli senza battere ciglio, pur non rinunciando a mettere subito in mostra una personalità  degna di musicisti navigati. Le dieci tracce di “When I Have Fears” funzionano proprio perchè rappresentano una via di mezzo tra la ponderatezza figlia di un’esperienza di lungo corso e la passione bruciante di chi vuole dire tutto e subito.

è dallo scontro di queste due caratteristiche che viene a crearsi un suono tanto teso quanto raffinato. Nervoso e tagliente, ma anche profondo e ricco di dettagli, nonostante l’essenzialità  della strumentazione a disposizione del cantante James McGovern e dei suoi compagni. Una sezione ritmica incredibilmente solida, formata dal bassista Gabriel Paschal Blake e dal batterista Diarmuid Brennan, pone le fondamenta ideali per gli articolati intrecci di chitarra disegnati dalle mani di Damien Tuit e Cathal Roper.

I due si muovono su binari paralleli ma finiscono sempre per incontrarsi, come dimostrano le sfuriate elettriche alla base di “For Everything”, “More Is Less” e “Feeling Fades”. Gli effetti che di volta in volta selezionano per i segmenti che costituiscono “Slowdance I” e “Slowdance II” infondono umori cangianti a questa coppia di brani collegati tra loro: dalle atmosfere fumose e dark dei primissimi minuti si passa a un finale a dir poco maestoso, sorretto da un riff da cantare in coro.

La voce baritonale di McGovern funziona in ogni tipo di situazione: il suo gusto per la melodia graffia nelle movimentate “Don’t Cling To Life” e “Love, Love, Love” e accarezza nelle ottime ballad “How The Streets Adore Me Now” e “On Twisted Ground”, così cariche di pathos da far sciogliere anche i cuori più insensibili. Qualche aspetto acerbo ancora c’è, ma una cosa è certa: difficilmente i Murder Capital spariranno dalla circolazione.