20 anni fa esordiva Umberto Maria Giardini con il nome di Moltheni. E’ lo stesso cantautore marchigiano, contattato dalla redazione, a suggerirci tale data simbolica (quella del primo ottobre) in merito alla pubblicazione dell’album “Natura in Replay” e noi ovviamente la teniamo per buona.

Fu quello il primo capitolo di un’avventura musicale che, sotto diverse spoglie, ci accompagna ancora oggi, in quanto Giardini non ha mai smesso del tutto i panni dell’artista, riuscendo anzi a stupire e ad evolversi, mantenendo al contempo una misura narrativa ormai divenuta peculiare.

Tutto nacque però da questo album giunto in chiusura di millennio, in cui, seppur velate da una patina lievemente pop e limate da una curata produzione, compaiono già  vivide le embrionali sfaccettature multiformi di un cantautore davvero unico nel panorama musicale italiano. E poco importa se, negli anni, questo album sembra essere passato in secondo piano, più che altro perchè Umberto stesso ha ammesso che lo avrebbe registrato e prodotto in modo completamente diverso. Paragonato al resto della sua copiosa discografia, è in effetti una versione più morbida, in un certo senso addomesticata, di Moltheni.

E’ vero, in fondo si tratta di un lavoro più “commerciale”, che puntava dritto a raccogliere più consensi possibili, con le carte che sembravano in effetti in regola per centrare l’obiettivo. Ma pur sempre di un buonissimo esordio si tratta, che seppe parlare di sè e avere una buona eco, grazie anche ai numerosi passaggi televisivi dati ai video da esso estratti.

Le canzoni, a partire da quei gioielli pop rock che sono i singoli “In centro all’orgoglio” e “Il circuito affascinante” avevano tutti gli ingredienti per colpire l’immaginario di molti, non solo degli adepti del rock alternativo allora molto in voga e in piena ascesa, ma anche del pubblico generalista, in un periodo in cui fantastici “ibridi musicali” come Max Gazzè, Gianluca Grignani o Carmen Consoli stavano in bilico abilmente con un piede in due scarpe.

Fu anche grazie all’attenzione e all’interessamento della Consoli, conosciuta a Recanati, che Moltheni diede seguito alle sue prime registrazioni, fino alla firma con una casa discografica. E proprio con la cantantessa (nel pieno del suo apice creativo) si potevano riscontrare delle affinità , sia perchè divenuta a breve sua compagna di etichetta, la Cyclope del compianto Francesco Virlinzi, sia per una certa somiglianza nell’esecuzione vocale, qualcosa di più di una suggestione, per quanto relegata a questo unico episodio.

Fatto sta che l’album si ascolta tutt’oggi che è un piacere: le inevitabili asperità  sono mascherate appunto dalle melodie a tratti cristalline e dalla rassicurazione del canto, con suoni fedeli al proprio tempo, e anche in parte debitori.

Ad essere interessanti, oltre a trame melodiche convincenti persino nei brani apparentemente più ostici, come ad esempio in “Preponderante ma del tutto inefficace”, sono indubbiamente i testi, assai maturi, ricercati, particolari, addirittura geniali se pensiamo a un brano come “Magnete”, dalle molteplici interpretazioni e che, dietro l’apparentemente accogliente cuscino acustico, nasconde amare e scomode pieghe. Forse si tratta dell’apice del disco, se escludiamo dalla scaletta “Nutriente”, fantastica canzone presentata qualche mese dopo al Festival di Sanremo tra le Nuove Proposte e poi inserita nella riedizione aggiornata dell’album. Fece specie vedere Moltheni in quel contesto, imbracciare la sua chitarra, declamando un testo alquanto bizzarro per la platea rivierasca, e proponendo un brano di indubbio fascino che non fu certo apprezzato sul momento.

Tornando al disco, per quanto a posteriori sia innegabile come il “vero” Moltheni sia uscito alla distanza, dopo un periodo travagliato e dopo la disillusione discografica che l’hanno visto costretto a ricacciare nell’oblio un secondo album molto più viscerale e “libero”, anche in questa “Natura in replay” è stato in grado di trasmetterci il suo mondo interiore, le sue contraddizioni e i suoi dubbi.

Le due estreme polarità  dell’animo umano sono state toccate più volte, si vedano brani come “Flagello e amore” o “Equilibrio” ma una contrapposizione, che indica a volte anche confusione per lo stupore, si evince anche nella poetica “Argento e piombo”, sorta di anti canzone d’amore.

In generale il sentimento amoroso viene poco esplicitato ma è molto presente, a volte invocato, altre invece ricacciato e respinto, alla ricerca di un linguaggio che deve ancora farsi personale, ma che è già  fortemente autentico, così come nel bene e nel male il suo autore.

Un autore che nel suo ventennale percorso ha avuto sì delle cadute ed è magari stato incostante ma che si è rialzato sempre prontamente, fino a raggiungere vertici creativi assoluti. Nel farlo ha cambiato denominazioni, generi musicali, prospettive, ma è sempre rimasto fedele a sè stesso, non tradendo mai il suo pubblico.

Data di pubblicazione: 1 Ottobre 1999
Registrazione: “Cantinone” di San Gregorio di Catania da Maurizio Nicotra
Tracce: 13
Lunghezza: 48:47
Etichetta: Cyclope Records/BMG
Produttore: Francesco Virlinzi

Tracklist:
Il circuito affascinante (4:08)
Preponderante ma del tutto inefficace (4:02)
In centro all’orgoglio (4:35)
Chiaro evidente intenso (4:04)
Flagello e amore (3:45)
Ogni cosa a suo tempo (3:18)
Nutriente (3:57 – edizione 2000)
Magnete (4:30)
Equilibrio (4:03)
Argento e piombo (3:56)
Lo specchio (3:12)
Natura in replay (3:25)
Un desiderio innocuo (3:52)