La fortuna è che il tempo attenua i ricordi, vedere i Marlene Kuntz muoversi su di un palcoscenico azzererebbe comunque tutto il resto e niente e nessuno sarebbe poi in grado di reggere il confronto.

L’atmosfera che si respira al Campus Industry Music di Parma è elettrica, il locale è gremito. Trent’anni di carriera e vent’anni dall’uscita dell’album “Ho Ucciso Paranoia”, una celebrazione condivisa che non lascia spazio per la nostalgia, gli occhi dei presenti brillano e la gioia  di far festa, insieme ad un gruppo che ha scritto le pagine più importanti del rock italiano degli ultimi decenni, è contagiosa.

Sono passate da poco le 21.30 quando i Marlene salgono sul palco, impeccabili e stilosissimi in outfit total black. Ad attenderci due ore e mezzo di concerto, per un doppio set, acustico prima elettrico poi. Si parte con “Lieve” uno dei pezzi più iconici della loro carriera, bastano poche note e la voce perfettamente sporca di Cristiano Godano per farci capire che i ragazzi si trovano in uno stato di grazia sublime.

Prediligendo i brani più delicati del loro repertorio, ideali per esaltare le armonie vocali di Godano, mostrano una capacità  impareggiabile di creare melodia e groove. “Ti Giro Intorno”, “La Lira di Narciso”, “Sapore di Miele”, “Musa” scivolano potenti ed emozionali facendo vibrare corde profonde. Momenti di rara intensità  si raggiungono con “Osja, Amore Mio” e la cover di “Bella Ciao”, recentissima release al fianco della splendida Skin degli Skun Anansie. Due inni alla libertà , un messaggio forte e preciso, legato ai tempi che viviamo di deriva di valori. Ancora una volta una presa di posizione sociale ed etica di una band che non ha mai avuto timore di esprimere ciò che pensa.

Il set acustico si chiude con “Musa”, pochi minuti, giusto il tempo di preparare il palco per le bordate elettriche che verranno scaricate addosso al pubblico in trepidante attesa. Si parte con “L’Odio Migliore”, i Marlene ripercorrono tutti i pezzi di “Ho Ucciso Paranoia” in rigoroso ordine di traccia. E’ il momento dell’anima obliqua, rumoristica, nebulosa e piena di sfumature inquiete e rabbia.

Il pubblico esplode desideroso di scuotersi di dosso il torpore della troppa musica anestetica in circolazione. I ragazzi di Cuneo non si risparmiano e guidano un assalto destinato a lasciare il segno.

Un muro liquido di suoni che travolgono e purificano. Cristiano suona la chitarra coi nervi scoperti e la batteria di Luca Bergia li inchioda tra loro con un ritmo che di più non si potrebbe. Riccardo Tesio è un genio silenzioso che con la sua chitarra tesse linee melodiche raffinate. Il basso viscerale di Lagash avvolge e trafigge. I virtuosismi Arneodo che accarezza con grazia ogni strumento che gli capiti a tiro sigillano la catarsi.

Non solo “Ho Ucciso Paranoia” con “Il Genio”, “La Canzone che Scrivo Per Te”, “Bellezza”, “A Fior di Pelle” si abbraccia e santifica una carriera lunga tre decenni.

Il finale con “A Fior di Pelle” e “Sonica” è da lacrime, di gioia.

Liberi, nel senso più puro e ideale del termine. Uno dei punti di forza della band è sempre stato l’urgenza di scendere in campo ogni volta con rinnovata energia, nuovi elementi, passione e ispirazioni fresche, virate stilistiche e una fame di sperimentazione non comune.

Un’urgenza che trova la sua giusta collocazione proprio sul palco e che consente, dominando la tecnica di concedersi il lusso dell’istinto. Sempre più precisi, avvincenti e meravigliosamente veri.