Se il successo si misurasse solo dalle vendite, beh, in quel caso potremmo tranquillamente dire che gli Swim Deep hanno fallito. Lontani anni luce i tempi in cui questi ragazzi di Birmingham si permettevano il lusso di suonare dopo i 1975. Ora questi ultimi sbancano al botteghino mentre gli SW sembravano invece sul punto di gettare la spugna, con una band che perdeva i pezzi e un nuovo album avvolto nelle nebbie, anche a causa del fatto che la loro etichetta li aveva lasciati a piedi. E invece no. Eccoli qui e, tutto sommato pure piuttosto ispirati. Questo è il successo, lasciatemelo dire, perchè quando tutto sembra perso e trovi comunque le forze per non mollare e per rilanciare in modo più che dignitoso, beh, allora hai davvero vinto.

Il nuovo disco è un lavoro sulla rinascita, su perdite e ritrovamenti, su situazioni difficili e momenti più ottimistici, sul mettersi a fuoco, sul ritrovare una rotta e, così come malinconia e goia s’intrecciano, ecco che anche i suoni si fanno variegati e invitanti a tal punto che, a tratti, tra synth, cori gospel e richiami baggy sembra quasi di sentire i Charlatans che se la spassano in una jam con New Order o, addirittura, i primi EMF e pure con dei Pet Shop Boys che ogni tanto fanno capolino a dare il loro contributo. Niente che non abbiamo già  sentito, ma c’è un bello spirito in questo disco, che ti spinge a muoverti, a ballare, a canticchiare i brani fin dal primo ascolto. La leggerezza di brani come “Top Of The Pops” e il gusto giocosamente pop della deliziosa “Sail Away, Say Goodbye” (zucchero filato per le nostre orecchie vogliose di synth-pop) fanno il pari con la clamorosa profondita di “Never Stop Pinching Myself”, che sembra un brano pop dei Dandy Warhols alla moviola e, poi, trova questi fiati e questo andamento a metà  strada tra Primal Scream e Spiritualized e il tutto funziona benissimo.

Caparbi gli Swim Deep, date loro una possibilità , la meritano!