A tredici anni il cugino le mostrò i primi accordi di chitarra lasciandole alcuni libri di spartiti dei Metallica. Rebecca Ryskalczyk desiderava imparare a suonare quello strumento per scrivere canzoni, sapeva benissimo quello sarebbe stato il suo mondo, la sua aspirazione, l’ideale da raggiungere. Roy Orbison, gli Smiths e la chitarra di Johnny Marr, la scrittura di Elliot Smith furono i primi modelli a cui ispirarsi. Col tempo altre influenze musicali suggestionarono Becca, iniziò a seguire gruppi come Maps e Atlases e si appassionò a generi molto alternativi come il math-rock. Nel 2012, insieme agli amici Jonathan Gernhart e Patrick Ronayne formò un gruppo al quale diede il nome di Bethlehem Steel.

La scena è quella DIY di New York, Brooklyn se vogliamo focalizzare meglio il luogo. Lo Shea Stadium è stato per almeno otto anni punto di riferimento importante per la scena indipendente newyorkese, spazio destinato alle esibizioni di prestigiose band ma anche punto di ritrovo per giovani artisti che avevano la possibilità  di utilizzare i locali sia per le loro prove che per le registrazioni dei loro brani. Davvero un peccato la chiusura di un luogo così importante,” pressioni delle autorità  locali” raccontano le cronache. Sta di fatto che il contratto d’affitto non fu più rinnovato e al 20 di Meadow Street oggi vi è un nightclub gestito dallo stesso proprietario della struttura. “Naked Party Forever” è il primo album, uscito un paio di anni fa. Nel frattempo alla band si unisce Christina Puerto, anche lei chitarrista, che contribuisce alla scrittura e decora ed impreziosisce con la sua voce la struttura dei brani (sua “Empty Room”). Particolare non di poco conto se si considera il fatto che in questo loro omonimo sophomore i credit dei pezzi sono attribuiti all’intera band e non alla sola Becca come invece era accaduto per il primo disco. La presenza di Christina ha portato equilibrio all’interno della band, e usando le parole della Ryskalczyk   “avere un’altra donna nella band ha portato un comfort diverso ed un senso di solidarietà ”

I testi riflettono la rabbia e la frustrazione per l’attuale momento politico e le esperienze personali di Becca con il resto della band che sa enfatizzare i momenti di calma apparente agli scatti d’ira e di rabbia. “Not Lotion” è uno di questi brani mentre “Govt Cheese” è il più orecchiabile del mazzo. Ci sono anche un paio di ospiti: Mike Gagliardi che da addirittura un tocco di jazz nel caotico finale di “Bad Girl” e il violoncello di Paul Swenson in “Couches” che inizia quasi dolcemente per poi accendersi ed infiammarsi nel finale, un brano che tratta il dolore per una perdita e davvero qui si toccano momenti di vera emozione. Violoncello che ritroviamo nell’introduzione di “New Dark”, il pezzo che chiude l’album ma anche il più straziante e doloroso, dedicato alle donne che hanno dovuto subire abusi e violenze dagli uomini, non solo fisicamente ma anche psicologiche in una società , per molti versi, ancora maschilista.

Bethlehem Steel è il nome di una delle più grandi acciaierie americane, con sede a Betlemme in Pennsylvania. La società  fallì per l’incapacità  di adeguarsi ai nuovi processi industriali, troppo legata agli schemi del passato ormai superati. Questa esperienza di fallimento si percepisce per tutto l’ascolto dell’album. La band di Brooklyn, come una superba orchestra abilmente diretta da un capace direttore, riesce a trasmettere queste emozioni di agressività  e rabbia con i giusti momenti di pausa e riflessione. Un peccato sarebbe lasciarlo inascoltato, a cominciare da quell’accordo di basso suonato ben 32 volte ad introdurre “Sponge”, il brano che apre questo disco imprescindibile.