Se c’è una cosa che ho sempre fatto   è fiondarmi su ogni nuova uscita di Beck, anche se ad essere sincero negli anni sono finito col passare da un entusiasmo a progressione geometrica ad uno a progressione aritmetica in una malthusiana discesa verso una famelica ricerca del primo Beck.

Fatta questa confessione programmatica l’annuncio della collaborazione per questo nuovo lavoro con Pharrell Williams un po’ mi aveva preoccupato ma anche incuriosito, l’incontro del minimalista Pharrell con il massimalista Beck, come lui stesso si è autodefinito, anche se poteva ulteriormente spingerlo verso un mainstream pop che tutto sommato già  in “Colors” si intravedeva, era comunque motivo di curiosità  .

Quindi lo metto sul piatto e inizio un bel track by track alla ricerca della scintilla, ma prima per dovere di cronaca sottolineamo i numerosi ospiti presenti da Chris Martin  dei  ColdplaySky Ferreira, fino   ovviamente a Pharrell Williams.

1. Hyperlife

Scritto da Beck e Pharrell Williams, come capita in questo disco, è alla fine solo una intro, tutto sommato inutile come gran parte delle intro che mi capita di ascoltare.

2. Uneventful Days

Grande utilizzo del sintetizzatore e un po’ di autotune qua e là , melodicamente non entusiasmante, e abbastanza ripetitiva, è un togliere che non mi piace, decido di andare oltre ma poi fortunatamente il brano va in dissolvenza da solo.

3. Saw Lightning

Batteria con una marcetta in un bel pezzo tirato, cori, voce elettronica, rap e armonica, un bel brano dove si rivede un po’ del vecchio Beck che a me piace, con stranezze qua e là  , bene da adesso in poi sono convinto che mi stupirà .

4. Die Waiting

Resto deluso, il ritmo si abbassa e l’inizio è irritante a tal punto da chiedersi il perchè, 4 minuti e 4 secondi di sofferenza, comunque vado fino alla fine come nei film dove ti aspetti un finale che salvi tutto.

Niente da fare, non so perchè ma mi vengono in mente Thegiornalisti.

5. Chemical

Brano pop tutto sommato inoffensivo, non sarebbe male ma l’arrangiamento? Per favore una raccolta firme per limitare l’uso di Wow, Whoa e simili nei brani.

6. See Through

è un brano che non capisco, una base ripetuta e in pratica c’è solo una linea melodica, questo non è minimalismo questo è farsi male.

7. Hyperspace

Un altro brano decisamente riuscito male, la base ritmica non è solamente ripetuta ma addirittura fastidiosa, la parte rap inutile, il brano sfuma e pensi meno male.

Viene da chiedersi ma come è possibile che l’abbia inserita nell’album.

8. Stratosphere

Brano scritto in solitario di Beck e si vede, fa venire voglia finalmente di approfondire, il testo è una fuga dalla famiglia e considerate le sue vicissitudini personali, ma qui non si fa gossip, il phatos interpretativo è giustificato.

9. Dark Places

Non aggiunge e non toglie nulla, fortunatamente finisce così da andare oltre.

10. Star

Finalmente ritorna un po’ di Beck e ci siamo, scritto insieme al premio Oscar Paul Epworth, con un bel cambio al minuto 1,30, un pezzo che comunque andava riempito, arrangiato in modo diverso e trattato meglio, sfuma troppo velocemente ma mi accontento, finalmente una boccata d’aria.

11. Everlasting Nothing

Brano da classifica, paraculo al punto giusto, sembra quasi Bruce Springsteen ma non è un complimento.

Comunque si riesce ad arrivare fino alla fine e finalmente chiude un album che mi lascia decisamente perplesso e deluso.

Sono convinto che a  molti questo lavoro magari piacerà , alcuni diranno che è giusto cambiare e trasformarsi, che il sound è attuale e moderno, che la mano di Pharrell Williams si sente ed è importante, a me invece vengono in mente Phil Spector e Leonard Cohen solo che qui nessuno ha puntato pistole, per favore ridateci Beck.

Pic by Peter Hapak