di Stefano Bartolotta

La difficoltà  nel fare una top 10 di Bryan Adams è duplice. Da un lato, c’è l’eterna lotta tra il Bryan romantico e sentimentale e quello rock e festaiolo, dall’altro quella tra le grandi hit conosciute universalmente e le canzoni rimaste nella nicchia dei fan incalliti, ma che non hanno nulla da invidiare a quelle di successo. Ho provato a cercare una sorta di compromesso tra tutto e, come faccio sempre nelle mie Top 10, a rappresentare ogni momento artisticamente rilevante nella carriera dell’autore. Questo mi ha portato a scelte dolorosissime, come il mettere solo una canzone dal mio disco preferito o escludere totalmente album che avrebbero meritato di esserci. Ma le canzoni sono solo dieci, e queste sono quelle che ritengo le più adatte per gli scopi di cui sopra. Ah, detto questo, Bryan Adams torna anche in Italia: il 14 dicembre all’Unipol Arena di Bologna e il 15 dicembre al Forum di Assago.

10 – THERE WILL NEVER BE ANOTHER TONIGHT

1991, da “Waking Up The Neighbours”
La canzone con cui Bryan inizia spesso I suoi concerti è anche quella giusta per introdurre la Top 10. Perchè qui c’è tutta l’eccitazione di passare una notte in casa sapendo che sarà  speciale, in barba ai luoghi comuni, ovviamente perchè è la persona con cui la si passerà  a essere speciale. La melodia, i giri di chitarra, il cantato e la voce hanno la necessaria solidità  per portare l’ascoltatore esattamente dove l’autore vuole, e l’andamento della canzone, con gli stop and go piazzati in modo chirurgico, contribuisce in egual misura. Pezzone irresistibile.

9 – BRAND NEW DAY

2015, da “Get Up”
Premio il disco nel suo complesso includendo questa canzone, perchè, dopo che l’intero decennio Zero ha visto solo due dischi del Nostro, entrambi a dir poco dimenticabili, questo ritorno del 2015 si è rivelato fresco, vitale e contagioso. Nulla a che vedere con i migliori livelli di Bryan, ma canzoni più che discrete e che facevano, e ancora fanno, venir voglia di essere ascoltate. Questa è la canzone più immediata del lotto, quella con la melodia più nitida e le vibrazioni più positive di tutto il disco.

8 – HIDIN’ FROM LOVE

1980, da “Bryan Adams”
Mi rendo conto che inserire la prima canzone del primo album è un po’ prevedibile, però intanto il pezzo è bello e ti si appiccica in testa al primo ascolto, con suo suono semplicissimo ma efficace e una melodia che mette subito in mostra la capacità  di Bryan di avere uno stile proprio. Poi, non credo che siano molti I lettori che hanno familiarità  con I primi dischi di Bryan Adams, e l’ascolto di questa canzone è un buon modo per capire cosa aspettarsi se si volesse scavare a fondo nella discografia dell’eterno ragazzo canadese, e provare a capire com’era la sua musica quando ragazzo lo era per davvero.

7 – BACK TO YOU

1997, da “MTV Unplugged”
L’MTV Unplugged era più o meno d’obbligo per chi, negli anni Novanta, godeva di un buon successo. Bryan ha il merito di sfruttarlo in modo propositivo e non certo pigro, stravolgendo alcune canzoni e proponendo una manciata di inediti di buona qualità . E poi c’è “Back To You”, la cui qualità  è come minimo ottima, grazie all’ennesima melodia cristallina e a una scorrevolezza difficile da ottenere nelle canzoni in chiave acustica. Il mini riff iniziale cattura all’istante, la strofa imprigiona e il ritornello è la condanna definitiva all’ascolto ripetuto, e così come Bryan proclama di voler tornare da lei, sicuramente tanti ascoltatori sono tornati ad ascoltare questa canzone tantissime volte.

6 – IT AIN’T A PARTY”…IF YOU CAN’T COME ROUND

1996, da “18 Til I Die”
Dopo il salto nello stardom assicurato da “Waking Up The Neighbours” e dall’inclusione dei singoli di quel disco nella colonna sonora del Robin Hood interpretato da Kevin Costner, non era facile per Bryan confermare i livelli siderali di un tale capolavoro. E infatti, la missione non riesce del tutto, però il Nostro cade in piedi, con un disco comunque molto godibile, arricchito da questa autentica perla, che, come molti dei migliori episodi del canadese, si basa su un riff di chitarra iniziale da urlo e sulla capacità  di far letteralmente vivere all’ascoltatore una situazione ben precisa. Qui c’è qualcuno che cerca di riconquistare la propria amata proponendole un viaggio on the road armati solo di chitarra e di birra. Serve forse altro per far scoccare nuovamente la scintilla, se l’amore è vero?

5 – ON A DAY LIKE TODAY

1998, da “On A Day Like Today”
Un disco conosciuto quasi solo per la presenza di “WhenYou’reGone” è, in realtà , l’opera più intimista ed emotivamente difficile di Bryan, poichè l’autore mette a nudo sensazioni scomode e non le tratta con il consueto disincanto, ma, per una volta, con l’intensità  che esse meritano. No0n ci sono giri di parole per portare alla luce diversi aspetti della sofferenza umana, perlopiù legata all’ambito sentimentale, e questa amarezza traspare anche nella parte musicale, anche perchè, in quel periodo, Bryan passava la maggior parte del tempo a Londra, e si è fatto influenzare dal lato più malinconico e introspettivo del britpop. Questa canzone è un mirabile esempio della voglia di risorgere dalle proprie ceneri, e convincersi che “on a day like today the whole world can change, the sun’s gonna shine, shine through the rain“.

4 – HOME AGAIN

1987, da “Into The Fire”
Qualcuno, un giorno, ma temo mai, mi spiegherà  cos’ha questa canzone in meno rispetto alle ballad che hanno fatto la fortuna commerciale di Bryan. Qui, c’è tutto ai massimi livelli: il trasporto emotivo, i crescendo nei momenti giusti, l’assolo di chitarra micidiale, e ovviamente il ritornello che si appiccica al cervello. Un testo parimenti denso di significato contribuisce a evocare il pecorso di una vita, dalle difficoltà  che appaiono insormontabili, passando per il punto di svolta che riaccende la speranza e arrivando alla convinzione che tutto andrà  per il meglio, e che saremo di nuovo a casa. La più grande opportunità  commerciale mancata per Bryan, che pure ne ha colte diverse, e comunque una canzone che merita l’immortalità .

3 – HEAVEN

1984, da “Reckless”
Ecco, io su questa canzone e sulle due successive non dovrei dire davvero niente, perchè si commentano da sole. Qui, in particolare, c’è un romanticismo espresso davvero col cuore, e non certo in maniera melensa o banale. Non c’è niente di cui vergognarsi nel sentirsi in Paradiso tra le braccia della persona amata, ma troppo spesso le canzoni che cercano di descrivere questo concetto scadono nei difetti di cui sopra. Qui no, qui si vola altissimi, in Paradiso.

2 – SUMMER OF ’69

1984, da “Reckless”
E qui, cosa posso dire? Posso parlare dell’adrenalina che arriva sottopelle e poi esplode, del connubio tra la melodia vocale e i giri di chitarra, che creano in risultato travolgente e straripante, dell’interpretazione vocale, tra le più sentite di Bryan, del testo, perfetto sguardo ai tempi andati con l’esperienza data dall’aumentare dell’età , e quindi con la capacità  di capire che sono stati anni incredibili ma che è giusto andare avanti. Posso dire tutto questo, oppure posso invitarvi a respirare l’atmosfera unica che si respira ai concerti quando parte questa canzone e Bryan ci lascia cantare i primi versi, e se non siete mai stati a un concerto di Bryan e non ci volete andare, beh, sappiate che vi state sbagliando, e comunque recuperate una versione live di questa canzone, e capirete tante cose.

1 – PLEASE FORGIVE ME

1993, da “So Far So Good”
Qui siamo al massimo, siamo ai livelli di un uomo completamente travolto dall’amore che prova per una persona da doverle chiedere perdono perchè la ama troppo. Un uomo che si sente ancora come quando stava con lei le prime volte, che ricorda nei minimi dettagli quella volta in cui hanno ballato insieme tanti anni prima, e che prova una paura folle che lei ora veda il permanere di questo ardore amoroso come una cosa esagerata e fuori luogo. “The one thing I’m sure of is the way we make love“, un concetto potentissimo, espresso con rara maestria, grazie anche a una melodia tra le più ispirata e a chitarre morbide che sanno irrobustirsi quando serve. Capolavoro assoluto.