Trascorso soltanto un anno dall’uscita del quinto album in studio dei Born Ruffians, “Uncle, Duke & The Chief”, il frontman della band canadese ha pubblicato lo scorso 22 novembre il suo secondo lavoro da solista, “The Perpetual Optimist”. Nonostante il titolo del disco sembra preludere a qualcosa di solare e speranzoso, in realtà  contiene messaggi carichi di tormento e di malinconica insofferenza.

Il trentatreenne di Midland stupisce ancora una volta per la sua penna prolifica e creativa; nei suoi testi infatti si riverbera la parte più cupa e triste della sua anima, come nella title track dove pronuncia “I think the flavour of life is dull”, ovvero in “Dusty Lime” che esalta la “complessità ” della stranezza con “I was sad as a Christmas tree in February”.

Di sicuro è un Lalonde preoccupato per le sorti del pianeta gestito da esseri umani capaci fare e disfare con dannata semplicità . Comunque un Lalonde che riesce bene ad alleviare le inquietudini a suon di musica con un risultato più che convincente come, ad esempio, in quelle parole irresistibili – “one more” – nella traccia d’apertura “Waiting for the Light to Change”.

E così, mentre con il debutto “Rhythymnals” del 2012, il cowboy del Canada si cimenta in un sound votato all’elettronica con influenze new-wave, in questo nuovo disco si sviluppano sonorità  con mood più grezzo di impronta lo-fi, jangle pop e forti accenni al folk anni 60/70 che arrivano a ricordare il grande Bob Dylan come in “Dusty Lime”, “Go Somewhere” e “Not My Spiritual Guide”.

Il sound è fresco e sincero, il disco tira dritto con disinvoltura mentre gli ottimi brani strumentali “Poonchie” e “Ru”, si occupano di ricaricare le batterie prima delle esplosioni energiche che Luke ci offre. “Two Minutes to Midnight” è un limpido esempio di energico rock “‘n’ roll danzereccio con una pulsante armonica a far da sottofondo, laddove “Any Day Now” va a scavare nel territorio The Kinks e “(not my) Spiritual Guide!” mira a scomodare addirittura i cori alla The Who.

Un’altra godibilissima prova per il cantautore che con piglio introspettivo interpreta i brani quasi con irriverenza rispetto al reale messaggio del disco che, comunque, rimane divertente e solare nella sua impalcatura musicale.