“Clara Tesla” è un disco sospeso in una serie di sonorità  contemporanee e innovative per il panorama musicale italiano. A portare la ventata di aria fresca sono gli Inude, band pugliese (Giacomo Greco, Flavio Paglialunga e Francesco Bove) che lega ai valori e alla ricerca storica della musica tradizionale del territorio, l’elettronica che ha radici in Frank Ocean o Tyler The Creator. Il disco è una delle novità  più interessanti della fine del 2019 e noi gli abbiamo intervistati per farci raccontare il lavoro.

 Voi avete suonato tanto in questi anni e la vostra musica sembra partire da un approccio estremamente live. Come avete elaborato l’esperienza di questi tanti anni di musica live in questo LP?

Ti do estremamente ragione perchè la parte live ci ha aiutato enormemente nel ragionare su cosa volevamo trasmettere su un disco. LP doveva però essere un album vero quindi abbiamo cercato di trovare una via di mezzo per dare al lavoro l’intensità  e la struttura giusta. L’idea era quella di rendere tutto più intimo e di dare un tocco più umano al suono.

Quale momento, quale live ha cambiato la vostra prospettiva?

Il tour, l’insieme di tutto il tour di due anni e mezzo fa ci ha cambiato e fatto prendere consapevolezza sul nostro suono e sulla nostra musica. Per questo nuovo live abbiamo deciso di umanizzare il tutto, legandoci ad un nuovo batterista che è entrato in formazione. Volevano dare calore ad un genere, l’elettronica, che di base è freddo: vogliamo essere caldi e avvolgenti per il pubblico. Il live è stato sempre molto apprezzato, quindi volevamo semplicemente dare solo un tocco più umano.

Il legame con la vostra terra è forte nel vostro suono, come avete ragionato sul portare la Puglia in “Clara Tesla”?

Credo che il meccanismo sia intrinseco, non c’è una ricerca voluta. Per esempio, nel disco abbiamo deciso di collaborare con tre artisti pugliesi incredibili. Abbiamo chiamato due musicisti che hanno suonato per il canzoniere salentino che ci hanno aiutato a dare un contributo determinante per realizzare il lavoro. Abbiamo di proposito coinvolto persone che rappresentavano la nostra terra per essere più chiari ed espliciti sulle nostre tradizioni musicali.

Come avete deciso di citare nel disco il nome dello scienziato “Tesla”?

è nato tutto in modo fortuito: ci siamo trasferiti in una casa in colina per scrivere il disco, abbiamo fatto un vero ritiro “spirituale” e in questa casa abbiamo adottato un micio che abbiamo chiamato Clara, e vedendo che il suo pelo era fortemente elettrostatico abbiamo pensato di legare il suo nome a quello di Tesla. Tutto è nato da una serie di ricerche, anche fortuite, che abbiamo fatto proprio partendo dal nome di questo gatto, poi trovandoci a leggere cose di questo scienziato ci siamo appassionati e affezionati al nome.

Come avete lavorato sulla vocalità  in questo lavoro?

Abbiamo dato molta importanza alla vocalità , abbiamo cambiato il modo in cui abbiamo scritto e strutturato i pezzi. Piuttosto che arrangiarli, abbiamo tenuto delle basi scarne cercandole di dare valore e complessità  ai brani con pure melodie vocali. Abbiamo ricamato, proprio pensando alle melodie vocali, tutto il resto.

Com’è nato il pezzo “Shadow of a Gun”? Che tipo di ricerca c’è alla base di questo brano?

Il pezzo è stato uno dei primi che abbiamo composto per il disco. L’intenzione era quella di esprimere un sentimento di ricerca: era infatti un periodo in cui sentivamo molta spiritualità , eravamo soli in questa casa nel bosco con noi stessi. Ci sentivamo molto in pace con noi stessi, il pezzo esprime una spiritualità  che non è definita, ci sentivamo vicini ad un’idea di Dio che non è espressione particolare di una cultura, ma semplicemente era un Dio al centro di una serie di esperienze “mistiche” e fuori da stati normali di coscienza. C’è in questo pezzo dunque tutto il marasma di sensazioni che provavamo durante la scrittura e registrazione del disco.

La musica elettronica perchè è percepita come un genere freddo quando in realtà  è legata ad una serie di suoni incredibilmente caldi e moderni?

La musica elettronica è vista come qualcosa di freddo principalmente perchè viene dalle macchine, a noi però piace sporcare quest’aurea con suoni più umani (da qui la scelta di aggiungere in formazione un batterista), noi poi in Italia culturalmente siamo lontani da queste sonorità  elettroniche, quindi si sono creati molti stereotipi sul genere. Spesso in Italia si associa l’elettronica solo alla musica dance, quando invece ci sono esempi di musica classica o blues tutti legati all’elettronica, che ormai comprende un universo di suoni molto ampio e variegato.