Quindici anni di carriera celebrati con l’uscita, nell’ottobre scorso, della raccolta “Black Gold”, la quale ha ricalcato il ricco repertorio della band di Stafford insieme a tre tracce inedite.

Ricordo benissimo quel giorno. Ero sull’autobus (di ritorno a casa di una cara amica che al tempo mi ospitava) con in mano la bustina de La Feltrinelli di Largo di Torre Argentina con dentro il cd di “The back room”. Dopo i primi minuti di ascolto mi domandai: “Ma ho sbagliato cd? Ho messo su gli Interpol? Paul Banks ha cambiato band?“. Insomma, l’ascolto mi aveva lasciato attonito anche se già  da subito il disco mi sembrava valido.
E, infatti, con il passare degli anni Tom Smith e soci hanno svestito i panni di “cloni” delle band new wave del momento ed hanno portato in scena un sound riconoscibile, sfociato dapprima in quel meraviglioso album del 2007, “An End Has a Start”, per poi evolversi nel synth-pop de “In This Light and on This Evening”, o reinventarsi nei toni dark di “In Dream”.
E se con l’indie-pop di “The Weight of Your Love” i britannici scimmiottano gli ultimi U2 e Coldplay – a parer mio sovrastandoli – con il loro ultimo lavoro in studio ,”Violence”, ancorchè privo di picchi memorabili riesce comunque a tirar fuori, complice l’ammaliante voce di Smith, un prodotto energico e lodevole.
Difficile stilare questa playlist, inutile negarlo, anche perchè gli Editors fanno parte di quel “club catulliano” (chi ha letto la top ten dei Coldplay sa a cosa mi riferisco) che tanto crea dissidi.

Ps: gli Editors saranno presto in Italia:

10 Febbraio ““ Atlantico ““ Roma
11 Febbraio ““ Alcatraz ““ Milano
12 Febbraio ““ Alcatraz ““ Milano

10 ““ LIGHTS

2005, da “The Back Room”

Traccia d’apertura dell’album d’esordio, quello che mi fece gridare al plagio per intenderci, ma che in realtà  con il ripetersi degli ascolti si è rivelato un gran bel brano indie-rock piuttosto aggressivo e potente.

9 ““ WHAT IS THIS THING CALLED LOVE

2013, da “The Weight of Your Love”

Sofferta super ballatona strappalacrime che mette alla prova il falsetto di Smith dalla prima all’ultima nota. Bella interpretazione, niente da dire.

8 ““ PAPILLON

2009, da “In This Light and on This Evening”

Brano ballabile semplice e diretto. Sound ipnotico che richiama le tipiche sonorità  dei Depeche Mode dei primi anni ’80.

7 ““ AN END HAS A START

2007, da “An End Has a Start”

Title track dell’omonimo album e probabilmente, a parer mio, il migliore dei ragazzi di Birmingham. Brano tiratissimo e tagliente con un refrain da urlo!

6 ““ MUNICH

2005, da “The Back Room”

Secondo singolo estratto dall’album d’esordio che ha proiettato ufficialmente la band nello showbiz della musica mondiale. Pezzo dark seducente con adrenalinici riff di chitarra. Innegabile il paragone con gli Interpol.

5 ““ THE PHONE BOOK

2013, da “The Weight of Your Love”

Sonorità  calde, profonde, avvolgenti per il miglior brano contenuto nell’album del 2013. La voce di Tom Smith è in evidente stato di grazia con quelle singole parole del testo sussurrate dolcemente: “Stay with me””… da pelle d’oca!

4 ““ SPIDERS

2007, da “An End Has a Start”

Ancora dark nella toccante inquietudine di questo bellissimo pezzo: “Hold out your hand, or we’ll carry you/Hold out your hand; come back to me”.

3 ““ BRICKS AND MORTAR

2009, da “In This Light and on This Evening”

Ci sono canzoni con all’interno alcune frasi che proprio non riesci a toglierti dalla testa, ti risucchiano, come nel caso di questo brano. Tastiere eteree su di una corposa base synth-pop accompagnano la cupa voce di Smith: “There’s a bullet in your hands” oppure “Pour salt water on the wound”.

2 ““ SMOKERS OUTSIDE THE HOSPITAL DOORS

2007, da “An End Has a Start”

Impossibile non aver intonato per almeno una volta questo inno indie-rock da stadio! Il ritornello è pazzesco, si apre con solenne e celestiale portamento “I can’t shake this feeling I’ve got/My dirty hands, have I been in the wars?/The saddest thing that I’d ever seen/Were smokers outside the hospital doors” per poi lasciare il campo a chitarre tonanti “Someone turn me around/Can I start this again?”.

1 – NO SOUND BUT THE WIND

2018, da “Violence”

Personalmente, non ci poteva stare che questo pezzo sul gradino più alto del podio. Toccante ballata piano e voce che distribuisce brividi lungo tutto il corpo dall’inizio alla fine, con l’apice nel momento del refrain: “Help me to carry the fire/We will keep it alight together/Help me to carry the fire/It will light our way forever”. Emozioni forti.

Credit Foto: Nadav Kander