Bisogna fare un piccolo sforzo, spremerci un pochino le meningi per ricordarci dei Longwave. Il loro ultimo album “”‘Secrets Are Sinister’ risale al 2008. Se si considera che l’album passò quasi e forse colpevolmente inosservato, dobbiamo continuare nello sforzo e scavare ancor più profondamente nel passato, fino all’inizio del millennio quando la band di New York cercava di riempire i pochi spazi lasciati liberi dai loro “cugini”, quegli Strokes cui spesso i Longwave sono stati accomunati. Il leader della band, Steve Schiltz ha nel frattempo impegnato le sue energie nella band Hurricane Bells e il primo segnale di una reunion è stato affidato al singolo “Stay With Me” uscito nel novembre del 2018, ben un anno in anticipo sull’album.
La nuova formazione comprende l’altro fondatore della band, Shannon Ferguson a cui si è aggiunto un nuovo elemento, il bassista Christian Bongers che aveva precedentemente suonato nei Loudspeaker e nei Botanica. Reclutato il batterista Jason Molina che era entrato a far parte del gruppo nel periodo del loro ultimo album, i Longwave arrivano al loro quinto album, “If We Ever Live Forever”.

Non ci sono grandi rivoluzioni nel prodotto, e questo potrebbe già  essere una buona notizia per chi ha amato questo gruppo, abile nell’ unire atmosfere shoegaze a elementi più pop e anthemici. L’album si apre con l’esplosiva “Before You Disappear” che parte in sordina, quasi timidamente fino a quando il basso di Bongers si insinua nel brano senza bussare e le chitarre distorte di Schiltz e Ferguson non sono certo da meno con quell’attitudine a dialogare che è tipica della band newyorchese. Da “If We Ever Live Forever” continuando fino all’altro singolo “Stay with me” ci sentiamo più vicini ai Coldplay che si credono i Keane che ad un gruppo che agli esordi sgomitava con gli Strokes. La chitarra funky di Echo Bravo ci distoglie dalle citate band inglesi mentre “I’ll Be The First” ci convince per la dolcezza e l’arrangiamento. Ci avviciniamo alla parte finale dell’album con la sbarazzina “The Trick” con riff di chitarra e ritornello che piacciono nei momenti di spensieratezza (ben congeniato il finale con le chitarre lamentose). “Great Nortwest” e “It’s Not Impossible” chiudono in maniera inaspettata l’album. Mentre la prima richiama sonorità  dark anni ’80 la seconda ci sposta di poco con pennellate shoegaze che sembrano la giusta colonna sonora per i titoli di coda di un disco che ci permette di salutare un gradito ritorno. I Longwave hanno saputo crearsi una propria identità  in uno dei momenti più prolifici della scena indie di New York. Molti fan aspettavano il loro ritorno e di certo non saranno rimasti delusi.

Credit Foto: Omar Kasrawi