I Superdownhome sono un duo bresciano formato da Beppe Facchetti ed Enrico Sauda. Le basi del loro sound sono da ricercare nella tradizione rural blues interpretato con un’attitudine raw.
Riceviamo e pubblichiamo con piacere il loro diario di bordo di una trasferta americana che si preannuncia ricca di fascino e suggestioni, non solo muscali…

Siamo stati scelti qualche mese fa per rappresentare l’Italia all’International Blues Challenge di Memphis. Lì, annualmente, si ritrovano le più rappresentative blues bands di parecchi paesi del mondo per confrontarsi artisticamente e farsi conoscere dagli addetti ai lavori.


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Siamo orgogliosi di poter partecipare ad una kermesse così rinomata ma abbiamo comunque preferito non accontentarci dei 5 giorni del festival e così ci siamo organizzati per poter avere con noi un video maker e riportare in Italia anche una serie di immagini che possano testimoniare quello che il viaggio sarà  stato in modo più efficace.

Nel frattempo, per una serie di coincidenze un attimo troppo tortuose da spiegare siamo stati chiamati a suonare in uno dei maggiori festivals americani di settore: il Samantha Fish Cigar Box Guitar Festival, a New Orleans, città  che, per svariate ragioni fra cui anche quelle turistiche, sarebbe comunque stata la nostra prima metà  in US.

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Ecco che allora il vero viaggio è partito, proprio da questo Festival, la sera di venerdì 17/1, neanche il tempo di depositare i bagagli e il produttore esecutivo Collins Kirby ci accoglie dichiarandosi un nostro fan e, dopo di lui, tutta una serie di persone dell’organizzazione ci riempie di complimenti. Ok”… conosciamo gli americani sufficientemente per sapere che hanno questo spirito di comunione artistica insito nel DNA.

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Il giorno dopo siamo in schedule alle 17.00. Arriviamo, scarichiamo, backstage, finito l’act prima di noi montiamo i nostri strumenti, un attimo di nuovo in camerino per concentraci e vestirci e poi via per la nostra prima assoluta negli US.


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Abbiamo i piedi piantati in terra, consci di essere qui a imparare come dei buoni apprendisti blues alle prime armi, ma è stata una bomba tale che stentiamo ancora a crederci.

Foto di Ronnie Amighetti