Non è passato nemmeno un anno dall’arrivo di “6 Lenins”, uscito all’inizio dello scorso aprile, ma già  i Proper Ornaments sono tornati questo weekend con il loro quarto LP, “Mission Bells”.

Nuove idee sono emerse lo scorso anno, mentre il gruppo inglese era in tour in Europa per le date a supporto del loro disco precedente: appena tornata a casa, dopo aver reclutato la loro touring bassist Nathalie Bruno, la band londinese ha incominciato a registrare questa sua nuova prova sulla lunga distanza nell’home-studio del frontman James Hoare a Finsbury Park.

La prima sorpresa la troviamo già  alla traccia numero due, “Downtown”, la cover di una vecchia hit degli anni ’60 della loro connazionale Petula Clark (cantata poi anche in italiano con il titolo di “Ciao Ciao” e grande successo a livello internazionale), il cui chitarrista originale era un certo Jimmy Page, allora turnista e totalmente sconosciuto: ovviamente del pezzo di allora rimane poco, perchè questa versione è stata riarrangiata ed è volutamente moderna e minimalista, seppur dall’aspetto malinconico, ma dimostra la grande ambizione pop di Hoare, Oscarnold e compagni.

Anche nella malinconica ballata “The Wolves At The Door” il suo è scarno e il ritmo è molto tranquillo, ma i vocals risultano comunque speranzosi, mentre la malinconia di “Echoes”, sempre gentile e dal passo poco veloce, ha più di qualcosa dei Beatles; “Black Tar”, invece, ha un’atmosfera sinistra e ci conquista con quelle sue percussioni che ci fanno battere il piede e con quei rumorosi e inaspettati synth verso la fine del pezzo.

Se la cortissima e strumentale “Music Of The Traffic” sembra essere uno dei più veloci tra questi tredici brani, con la sua chitarra rumorosa e un’energica batteria, la successiva “Cold” torna a toni molto gentili e pacati: perfettamente melodica e con una leggera vena psichedelica, questa canzone trova ancora una volta le sue influenze pop, a nostro personale avviso, nella musica dei quattro baronetti di Liverpool.

Un viaggio godibile e rilassante, che spesso tenta di portarci indietro di qualche decade, con tanta nostalgia e tinte di color seppia: tredici piacevoli pezzi indie-pop, morbidi, dal ritmo basso e dalle melodie gradevoli per quaranta minuti riflessivi e affascinanti.

Photo Credit: Jeremy Jay