Un film che ti lascia semplicemente con il fiatone.
Girato praticamente in corsa, con la telecamerra appiccicata alle chiappe di un verboso, talentuoso gioiellere combinaguai, tra i cui numerosi problemi figura una forte dipendenza da gioco d’azzardo, “Uncut Gems” è un film che gioca con i sensi e la resistenza degli spettatori piuttosto che con le loro emozioni. Tanto che a volte seguire le macchinazioni della sceneggiatura, le intuizioni dei protagonisti, o semplicemente il ritmo degli eventi che travolgono o vengono stravolti con soluzione di continuità  da Howard Ratner (un Sandler mai così bravo da “Punch-Drunk Love”), è fisicamente opprimente (la scena in cui Kevin Garnett, si proprio KG nel ruolo di se stesso, e sodali rimangono chiusi tra le due porte di sicurezza della gioielleria o quella in cui Sandler viene sequestrato nel cortile della scuola sono due esempi ficcanti, ma se ne potrebbero fare degli altri).

La colonna sonora turbinosa e frammentaria di Daniel Lopatin (Oneohtrix Point Never) incrementa il senso di straniamento e quando si incunea nei meandri dell’opale nero al centro delle vicende o nel colon del protagonista è propriamente psichedelica. Le sue note elettroniche sparpagliate come i frammenti di uno specchio rotto, le riprese guizzanti e ipercinetiche dei Safdie e una New York caotica e alienante, mossa dal denaro e soltanto dal denaro, sono i letali colpi in canna di un action moderno, atipico ed elettrizzante.