Come ho già  avuto modo di scriverlo, questi primi tre mesi del 2020 sono stati una ricca fioriera di pubblicazioni di altissimo livello. Devo ammettere di essere stato fortunato di poter recensire alcuni che considero assolutamente papabili per la top ten di fine anno.

Orbene, questo debutto da solista di James Righton entra in maniera sorprendente e direi anche di prepotenza in quella top.   “The Performer”, potrebbe sembrare ad un primo ascolto un album “troppo pop”, forse potrebbe apparire un tantino senz’anima ma in realtà  si dimostra maturo e registrato in maniera ottimale e racchiude le varie esperienze ed influenze che il trentaseienne di Stratford-upon-Avon ha vissuto in questi lunghi anni.

Sono oramai passati ben tredici anni dal quel poderoso esordio a nome Klaxons, “Myths Of The Near Future” e altri quattro anni dal suo progetto intitolato Shock Machine con i quali pubblicò un ottimo album omonimo nel 2017 mentre, nell’anno successivo, ha collaborato con gli Arctic Monkeys per il loro ultimo album “Tranquility Base Hotel & Casino” contribuendo in particoare alla chitarra, pianoforte e wurlitzer.

L’anno appena trascorso, invece, l’ex frontman dei Klaxons ha scritto “The Third Degree” singolo estratto dall’album “In Plain Sight” dal progetto solista di Honeyblood (aka Stina Tweeddale).

Registrato nello Studio One di Bryan Ferry, “The Performer” vanta la collaborazione di James Ford (Arctic Monkeys, The Last Shadow Puppets) e Sean O’Hagan dei The High Llamas

Ebbene, in questa opera prima da solista il signor Kiera Knightley traduce tutto quel background appena citato in poco più di trentacinque minuti di raffinato indie-pop nel quale è possibile scorgere il suo acclamato talento.

Ed ecco che non ci poteva essere modo migliore per aprire il disco con l’ipnotica title track che regala diverse inclinazioni sonore e ci   accompagnano nei secondi finali nei quali il sax affidato a Jorja Chalmer  (Brian Ferry) ricorda molto quello di Kirk Pengilly dei grandi Inxs.

In realtà , siamo solo all’inizio perchè la successiva e meravigliosa “Edie”, brano dedicato alla piccola figlia nata nel 2015, si caratterizza per il suo ammaliante mood mentre il coinvolgente ritmo di “Start” unito ad un irresistibile falsetto ci porta ad immaginare sole, spiaggia, mare… e di questi tempi non è poco. Grazie James, ci voleva.

Sulle stesse tonalità  che ci siamo appena lasciati, anche se meno brillanti, si colloca l’avvolgente “See The Monster” mentre l’aver lavorato con Alex Turner ha sortito i suoi effetti laddove “Devil is Loose” suona con le vicine note by Arctic Monkeys degli ultimi scorsi.

C’è spazio anche per malinconici momenti che rallentano il mood giulivo della prima parte del disco come in”Are You With Me” che nei cambi di ritmo si rivela il brano più professionale e meglio arrangiato dell’album.

Prima del gran finale, sono le note  di “Heavy Heart” a scandire le parole accorate “With a heavy heart I let you go”/”From an island that I used to know” in una a ballata lineare vestita da un candido e soave ardore. Davvero bella.

Quasi piano solo e abbozzi di batteria nella delicata closing track “Lessons In Dreamland, Pt2” che vede un Righton nei panni di dispensatore di sogni sulle parole:“Take from me/What you need/The love/The pain/Did you forget about it all?”.

A noi questo disco è piaciuto tanto, un full-lenght a tinte variopinte e di spessore che può essere considerato la summa delle qualità  compositive di James Righton.

Credit Foto: Raffaele Cariou