Viaggi mentali ““ parte seconda.
Ci sono voluti otto anni agli Ultraà­sta per dare un successore all’esordio omonimo ma “Sister” ripaga della lunga attesa. La voce eterea di Laura Bettinson, la maestria di Nigel Godrich (storico collaboratore dei Radiohead) la batteria di Joey Waronker (che ha collaborato con R.E.M. e Roger Waters) creano nove tracce ambiziose, varie musicalmente e capaci di far viaggiare la mente lontano da quattro mura e palazzi affollati.

Tre giorni di jamming possono produrre due anni di lavoro” ha detto Godrich descrivendo la genesi di un album nato improvvisando in grande libertà  tra Londra e Los Angeles. Carisma e affiatamento sono le parole d’ordine di quarantadue minuti che mantengono la freschezza di quei tre giorni creativi. L’elettronica ritmata di “Tin King” è una corsa a perdifiato che sfuma nelle note tenere e scure di “Harmony” e “Save It Till Later”, nel dinamismo di “Anybody”.

La mano di Godrich si sente in arrangiamenti che privilegiano i sintetizzatori ma non trascurano elementi melodici ben evidenti in “Ordinary Boy”, “Mariella” o nell’intensa “Bumblebees”. E’ un album cittadino, urbano “Sister” fatto di luci al neon e asfalto sotto i piedi ma capace di proiettarsi nello spazio a costo zero con la conclusiva “The Moon and Mercury”.

L’esordio degli Ultraà­sta era (per loro stessa ammissione) un moderno manifesto dadaista, un progetto artistico più che un album vero e proprio. Questo secondo disco li vede invece privilegiare il lato musicale, in un colorato labirinto sonoro in cui è bello perdersi per un po’ seguendo la voce di Laura Bettinson come fosse un filo di Arianna.