Considerando i tempi davvero spiacevoli che stiamo attraversando, è in qualche modo rincuorante avere la possibilità  di ascoltare un album bello ed elaborato come “Ellipses Dans L’Harmonie – Lumi Al Buio”. Il nuovo progetto di Teho Teardo, tra i compositori italiani più versatili e rilevanti degli ultimi trent’anni, parte dall’esempio della sezione musicale dell’Encyclopèdie di Denis Diderot e Jean-Baptiste Le Rond d’Alembert per poi trasformarsi in un modernissimo omaggio all’intelligenza umana.

Gli spartiti inclusi nelle pagine della fondamentale opera settecentesca – antesignani di quei materiali didattici che oggi sono croce e delizia di migliaia di allievi di scuole e conservatori ““ sono stati stravolti, rinfoltiti di note e ricostruiti, fino a diventare qualcosa di assolutamente nuovo. L’ex Meathead, forte dell’esperienza accumulata tra colonne sonore e collaborazioni internazionali di primissimo livello (Blixa Bargeld, Mick Harris, J.G. Thirlwell, Colin Newman e Jim Coleman, solo per citarne alcuni), riaggiorna la lezione dei maestri dell’Illuminismo per ribadire un concetto che, purtroppo, tendiamo sempre più spesso a dare per scontato o, ancor peggio, a ripudiare: il valore della competenza.

Con un mix di umiltà  e saggezza Teardo si lancia alla ricerca di un suono che, unendo gli aspetti colti della musica classica, le asperità  dell’elettronica e qualche impercettibile barlume rock, si candida a ricoprire il ruolo di soundtrack alla lotta contro l’ignoranza dilagante. E, ma questa è solamente una considerazione personale, contro il pressapochismo di tanti colleghi ingiustamente più blasonati.

Le dieci composizioni raccolte in “Ellipses Dans L’Harmonie – Lumi Al Buio” sono pregne delle atmosfere cinematografiche tanto care al Teardo di oggi ma presentano anche alcuni punti di contatto con il Teardo di ieri. Tra le corde pizzicate e i synth di “Cadence fèminine”, ad esempio, affiorano antiche e inquietanti ombre industrial. Sonorità  più o meno simili contraddistinguono “Cèsures rèlatives”, che parte con un giro di basso distorto in grado di far friggere un impianto subwoofer per poi distendersi sulle placide note del flauto e degli archi dell’Orchestra della Mitteleuropa.

è il continuo alternarsi tra passaggi sinfonici e digitali a caratterizzare davvero l’intero disco; ma forse sarebbe meglio parlare di una vera e propria compenetrazione tra i due elementi, visto che quasi mai il confine è netto. Casi del genere non sono certo una novità  nell’ambito della classica contemporanea, ma il modo in cui Teho Teardo riesce a far comunicare tra loro universi all’apparenza diversissimi tra loro ha del prodigioso.

Un lavoro di enorme ingegno, ma mai cerebrale: i quarantadue minuti di “Ellipses Dans L’Harmonie – Lumi Al Buio” scorrono via che è una bellezza. E, come se non bastasse, hanno il grande pregio di ricordarci quanto siano importanti l’utilizzo della ragione e la tutela della memoria. Ascoltate la splendida traccia di chiusura dell’album a occhi chiusi e provate a immergervi nel concept “enciclopedico” dell’ opera. Il senso di speranza trasmesso dagli archi in dissolvenza traduce la forza salvifica della cultura in un momento di pura catarsi. Un’emozione che, nella tremenda epoca in cui siamo precipitati, assume i connotati di una luce in fondo al tunnel. è la scienza il lume di cui abbiamo bisogno per uscire fuori da questo buio. La musica, però, ci può confortare e far riflettere: “Ellipses Dans L’Harmonie – Lumi Al Buio” ne è la dimostrazione.