Un BEL tiro mancino. Verrebbe da definire così “Wowee Zowee”, terzo album dei redivivi Pavement. Pubblicato appena un anno e qualche mese dopo il fortunato “Crooked Rain, Crooked Rain” è stato un classico album incompreso. Scarse copie vendute, rispetto all’illustre predecessore, per quest’oretta di note che si faceva beffe di stili e classificazioni giocando con strumenti, strofe, lunghezza dei brani, canzoni interrotte e frammenti usciti dalla mente del Cappellaio Matto Stephen Malkmus e da quella di Scott Kannberg.

Un tiro mancino appunto, ma con un fondo di serietà  come tutti gli scherzi migliori. Titolo ispirato all’urlo di gioia dell’ex batterista Gary Young con un obliquo riferimento al Frank Zappa di “Freak Out!” che già  nel 1966 aveva scritto un brano quasi omonimo chiamato “Wowie Zowie” e usato lo strattagemma del fumetto in copertina, qui ripreso dall’artista Steve Keene.

Rivalutato, dissezionato, criticato, “Wowee Zowee” è forse l’album più spontaneo e libero dei Pavement. Ha involontariamente anticipato le playlist e in generale il modo di ascoltare musica del nuovo millennio: casuale, non legato per forza a un artista o un ordine preciso tanto che Malkmus ha spesso caldamente consigliato di sentire “Zowee” in modalità  shuffle. Perchè non provarci allora?

“Pueblo”, inizio lento e crescendo con chitarre allusive e tenaci resta uno dei brani più nascosti e meno citati. “Half A Canyon” è l’eccezione, sei minuti e dieci in cui vengono amabilmente frullati quelli che avrebbero potuto essere quattro o cinque pezzi diversi. Secondo Malkmus l’album era pieno di hit potenziali: la gentile “We Dance” messa in apertura lo dimostra, insieme ad “Extradition” e “Grounded” o “Grave Architecture” e “Kennel District”.

Molti hanno tentato di interpretare i testi di “Wowee Zowee” che in realtà  sono spesso libere associazioni di idee, soprattutto nelle sfuriate punk come “Brinx Job”, “Flux=Rad” o “Serpentine Pad”. Quanti direbbero che questi tre brani e “AT&T” appartengono allo stesso disco e sono scritti dalla stessa band? Onore ai Pavement quindi, impertinenti e divertenti.

Data di pubblicazione: 11 aprile 1995
Registrato: 14″“24 Novembre 1994 Easley Recording Studios (Memphis, Tennessee)
2″“5 Dicembre 1994 e 2″“5 Gennaio 1995 Speed Mix Studio
10″“14 Febbraio 1995 Random Falls Studio (New York)
Tracce: 18
Lunghezza: 55:51
Etichetta: Matador / Warner, Domino / Big Cat
Produttori: Pavement

Tracklist
1. We Dance
2. Rattled by the Rush
3. Black Out
4. Brinx Job
5. Grounded
6. Serpentine Pad
7. Motion Suggests
8. Father to a Sister of Thought
9. Extradition
10. Best Friend’s Arm
11. Grave Architecture
12. AT&T
13. Flux=Rad
14. Fight This Generation
15. Kennel District
16. Pueblo
17. Half a Canyon
18. Western Homes