Wassily Kandinsky. Vincent Van Gogh. Modest Mussorgsky. Pablo Neruda. Sono solo alcune delle fonti d’ispirazione che hanno forgiato l’album dei Timoria, uscito a inizio anni novanta quando iniziava a farsi strada la consapevolezza che il rock potesse (dovesse?) essere cantato in italiano. Francesco Renga, Omar Pedrini, Diego Galeri, Enrico Ghedi e Carlo Alberto “Illorca” Pellegrini avevano arruolato Gianni Maroccolo come produttore per cercare di ottenere (non imitare) quel suono caldo e incisivo che si sentiva in tanta musica d’oltreoceano, d’oltremanica e che ancora pochi in Italia cercavano di esplorare.

Emozioni sul pentagramma, colori che esplodevano in un bel rock che univa istinto e atmosfera. Milano non era l’America, Brescia neppure, i conti non tornavano ma i Timoria tenevano alto lo sguardo e lo puntavano oltre il “Sogno Americano” (“La mia guerra è solo qui / Con un fiore nella mano“). Andavano per la loro strada, tra deviazioni e i mille perchè di ventenni che avevano smesso di essere bambini e ragionavano sulla necessità  di diventare uomini. Senza fretta ma provando a mettere insieme influenze acustiche, melodiche (dovute soprattutto alla potente, espressiva voce di Renga) e i brividi elettrici che percorrevano “Non sei più tu” e “Io Non Ho”.

Raccontavano storie i Timoria: la bianca giovane sposa che guarda verso est mentre aspetta un uomo che non c’è di “Forse Un Giorno”, i dubbi e la grinta di “Confine”. “Hey Giò” dedicata a un frequentatore dei bar bresciani, uomo senza eroi (e forse senza cuore) velato omaggio a Hendrix, fratello maggiore e quasi omonimo di quel Joe (vivido alter ego di Omar Pedrini) che sarebbe apparso in “Viaggio Senza Vento” e avrebbe poi accompagnato i Timoria negli anni successivi, segnandone la carriera.

Riverberi, chitarre, batteria a rincorrere pensieri. Ha vinto il disco dell’anno, “Colori Che Esplodono” nel 1990. Forse ha ragione il protagonista di “Walking My Way”: oggi come ieri la poesia è il coraggio di un’idea, prendere la vita e difenderla senza pietà  con la sei corde a casa ad aspettare.

Data di pubblicazione: 18 aprile 1990
Tracce: 12
Lunghezza: 44:51
Etichetta: Polygram / Polydor
Produttori: Gianni Maroccolo

Tracklist

1. Sogno Americano
2. Forse un giorno
3. Milano (non è l’America)
4. Confine
5. Walking My Way
6. Colori che esplodono
7. Non sei più tu
8. Vecchio professore
9. Siempre Nacer
10. Io non ho
11. Hey Giò
12. Rincorro pensieri