Ci sarebbero mille modi per cominciare a parlare di “Repeater”, l’album dei Fugazi che oggi compie trent’anni. Iniziamo con una frase di Ortega Y Gasset, che adornava le copie del disco (o meglio della cassetta versione americana): “Rivoluzione non è ribellarsi contro l’ordine pre ““ costituito, ma creare un nuovo ordine che contraddica quello tradizionale“. Ian MacKaye, Guy Picciotto, Joe Lally e Brendan Canty in realtà  erano in tour e non sapevano nulla dell’arguta citazione, inserita su iniziativa dell’artista e designer Kurt Sayenga che cercava di descrivere così la furiosa etica di un gruppo che ha fatto dell’indipendenza la propria bandiera.

Erano ribelli per spirito e necessità  i Fugazi, visto che a Washington DC in quel periodo se volevi un’opportunità  musicale dovevi creartela da solo. L’avevano già  fatto, con un’etichetta come la Dischord e l’agguerrito manipolo di band pubblicate e supportate, avrebbero continuato a farlo anche negli anni seguenti. Insoddisfatti del primo omonimo EP e soprattutto di “Margin Walker” (registrato alla fine di un massacrante tour europeo) i Fugazi avevano deciso di impiegare più tempo per creare “Repeater”, prendendo spunto dai Public Enemy e dalla violenza che infestava le strade della Washington di fine anni ottanta.

Il primo album in cui erano due le chitarre: la Rickenbacker di Guy Picciotto e la Gibson di Ian MacKaye, macchine sonore dal potente feedback in una nervosa contrapposizione. Un suono spesso distorto e addirittura stridente come all’inizio della title track, ottenuto manipolando la Rickenbacker come fosse un’arpa. Ted Niceley ha rivelato di recente, in un’intervista concessa insieme ai Fugazi a Andrea Pomini e uscita su “Rumore” di aprile, che quell’acuto stridore aveva un nome: “l’artiglio gigante” in onore del verso del gigantesco volatile protagonista di “The Giant Claw” / Il Mostro Dei Cieli”, film fanta-horror del 1957 girato da Fred F. Sears.

Strumenti che correvano veloci sulla via maestra tracciata dalla vibrante, rodata sezione ritmica formata da Canty e Lally. Brani relativamente nuovi, che non erano stati suonati molte volte dal vivo e che gli stessi Fugazi non conoscevano fino in fondo, prendevano vita in trentacinque minuti sempre rabbiosi, potenti ma più strutturati.

La parte musicale è nata prima dei testi, che si scagliavano contro consumismo e capitalismo (“Merchandise, it keeps us in line, and common sense says it’s by design“) avidità , razzismo (“We are all bigots so filled with hatred, we release our poison like styrofoam!“) con l’intensità  di “Blueprint”, “Two Beats Off” e il pugno nello stomaco di “Shut The Door”. “Repeater” è un disco impaziente, invita ancora oggi a non chiudere gli occhi e a non farsi fregare.

Data di pubblicazione: 19 aprile 1990
Registrato: luglio ““ settembre 1989 – Inner Ear Studios, Arlington (Virginia)
Tracce: 11
Lunghezza: 35:01
Etichetta: Dischord
Produttori: Don Zientara, Ted Niceley, Fugazi

Tracklist

1. Turnover
2. Repeater
3. Brendan #1
4. Merchandise
5. Blueprint
6. Sieve-Fisted Find
7. Greed
8. Two Beats Off
9. Styrofoam
10. Reprovisional
11. Shut the Door