Sei anni dopo “Song Spells, No 1: Cedarsmoke” tornano i californiani Sea Wolf, capitanati da Alex Brown Church che è chitarrista, songwriter e anima del progetto fin dagli esordi nel 2007 (con l’EP “Get To The River Before It Runs Too Low” e l’album “Leaves In The River” in rapida successione). Alex Church è fondamentalmente un cantautore che si appoggia a collaboratori diversi ma fidati, che gli hanno permesso di raggiungere traguardi e togliersi alcune soddisfazioni.

“Through A Dark Wood” è nato dopo un momento difficile e il tentativo fallito di registrare un altro nutrito gruppo di canzoni, poi accantonate con una certa frustrazione. Church nel frattempo si è dedicato alle colonne sonore (del film ucraino “Julia Blue”) prima di tornare in studio a comporre questi undici brani affiancato da Lisa Fendelander e Zac Rae alle tastiere, Scotty Leahy alla chitarra e Joey Ficken alla batteria.

Un album più ambizioso dei precedenti, in cui i Sea Wolf dimostrano di conoscere e padroneggiare buona parte degli stilemi indie canonizzati da gruppi come i Bright Eyes con un tono più intimo e confessionale, senza osare troppo. Le chitarre dinamiche di “Break It Down” che si intrecciano con la batteria, il ritornello di “Forever Nevermore” e la costruzione di “Moving Colors” suonano inevitabilmente familiari. Godibili ma non particolarmente originali.

Onesta e delicata “Blood Pact” come se Alex Church vi avesse riversato tutti i dubbi del periodo passato che contagiano anche il singolo “Fear of Failure”, uno dei brani più completi del disco con un bel crescendo emotivo e l’uso degli archi a supporto dei momenti salienti.

Potrebbe essere questo il futuro dei Sea Wolf, ballate in bilico tra acustico e elettrico come la successiva “Back To The Wind” che avranno un buon appeal dal vivo o “Frank O’Hara” dedicata al poeta e critico statunitense. Church ha rotto l’incantesimo e acquisito sicurezza in se stesso manca solo un po’ di coraggio in più perchè lui e i Sea Wolf trovino il passo giusto che già  si intravede nei testi in generale e nelle calde armonie vocali di “Under The Spell Again” e “Two Of Us”.