Nostalgia canaglia“, quante volte avete sentito questa esclamazione dal parente con qualche decina d’anni più di voi?
Ebbene sì per la ricorrenza odierna più che disquisire della bontà  o integrità  artistica di un autore o di un album, per molti si tratterrà  di ripescare dal vaso dei propri ricordi e per altri, i più giovani, capire come mai al funerale di Michale Jackson fu intonata proprio la title track dell’omonimo disco.
Più che di note, riff, vocals o tutto ciò che attiene al pentagramma se si parla di “We are the Word” il riferimento più immediato e corretto è alla sua fenomenologia di costume.
Siamo nel 1985, nel decennio che segue l’apparente fame di sociale dei sessanta ed il reflusso in parte nichilista dei settanta (ma si tratta pur sempre di categorie massimaliste e fin troppo generiche, giacchè ogni decennio ha diverse sfaccettature che sfuggono a facili semplificazioni sociologiche).
Gli anni ottanta, per molti identificati come l’era dell’edonismo e del “volere e potere” del capitalismo occidentale, sono anche gli anni cui il rock, anche quello più mainstream, si rivolge al sociale invitando la popolazione, che compra in massa i prodotti sfornati dalla case discografiche, a conoscere situazioni di indigenza pure di parti di popolazioni lontane.
Pare che il mondo del rock chiami a raccolta i propri fan e si prodighi nell’organizzare grandi eventi di sensibilizzazione, che uniscano il divertimento ad un tentativo di impegno verso tematiche sociali.

L’iniziativa di “We Are The World” prese vita infatti dopo che, qualche mese prima, in Gran Bretagna Bob Geldof fu promotore del progetto “Band Aid”, per realizzare un brano a scopo benefico contro la fame in Africa, dove la carestia aveva ucciso quasi un milione di persone tra il 1983 e il 1984. Il pezzo, intitolato “Do They Know It’s Christmas?”, raccolse milioni di sterline.
Ciò fu seguito dall’appendice del Live Aid, rimasto nella memoria di tutti come uno dei live più importanti degli ultimi decenni, in cui la stessa ” We are the Wolrd” fu interpretata in versione live.

Il progetto “We are the World” nasce da una istanza simile, ovvero combattere, con raccolta fondi, la fame In Etiopia ed il 23 aprile 1985 veniva pubblicato l’album, creato da Michael Jackson e Lionel Richie e prodotto da Quincy Jones per scopo benefico dagli USA for Africa.

In ben 45 risposero all’appello e basta fornire anche solo parte dell’elenco dei partecipanti nell’interpretare il brano guida dell’album per rendersi conto che l’iniziativa puntò al gotha del panorama rock e pop dell’epoca in modo da portare il brano e l’album nelle case del più alto numero possibile di persone. Basti citare in ordine sparso: Lionel Richie, Michael Jackson, Stevie Wonder, Diana Ross, Ray Charles, Tina Turner, Cyndi Lauper, Billy Joel, Bob Dylan, Bruce Springsteen e Dionne Warwick a cui dobbiamo aggiungere Prince, che aveva declinato invece l’invito per il 45 giri, con il brano “4 the Tears in Your Eyes”.

Se scorriamo la tracklist dei 10 brani i nomi sono di tutto rispetto , ovvero la cover di Jimmy Cliff “Trapped” interpretata da Bruce Springsteen, il citato brano di Prince scritto appositamente per l’album, nonchè la presenza del cantante dei Journey Steve Perry, delle Pointer Sisters, di Tina Turner, di Huey Lewis, dei Chicago, della super star country Kenny Rogers ed infine del super gruppo Northern Stars (alias Bryan Adams, David Foster, Jim Vallance).
L’album raggiunse 3 mlioni di copie vendute, mentre il singolo vendette oltre 20 milioni di esemplari, collezionando anche ben 4 Grammy Award.

Ma dopo tutte queste premesse bisogna essere onesti . Nessuno si ricorda dell’album, ma tutti si ricordano del brano omonimo (con un testo talmente zuccheroso e retorico da causare il diabete istantaneo), e del video che fu realizzato per pubblicizzare al massimo livello il 45 giri e l’album, proprio negli anni del boom del formato del videoclip e dell’heavy rotation su canali tematici come MTV .

Ai tempi la cassa di risonanza fu elevatissima ed è improbabile trovare qualcuno che all’epoca non abbia almeno per una volta visto il video, per non parlare poi, se ci riferiamo ai tempi recenti, delle 500 milioni di visualizzazioni sul canale YouTube.

Retorica e kitsch a parte, come non sentirsi più affabili ed amichevoli se ci si lascia trasportare nell’intonare a squarciagola il fin troppo facile ritornello condito da una melodia semplice semplice ma efficace (anche se tremendamente smelensa).
Considerazioni che strappano più di un sorriso, ma vi prego fate una cosa. Riguardatevi il video per intero, con tutte le star dell’epoca che, raccolte in una sorta di piccola arena, con spartiti e cuffie alla mano si danno il cambio davanti al microfono. Ognuno troverà  un qualche particolare che lo colpirà , che lo farà  sorridere o gli riesumerà  ricordi, ma sappiate che per me, ad imperitura memoria, rimarranno il maglione improbabile di Stevie Wonder (e mi domando se qualcuno non lo avesse scelto al posto suo per una qualche forma di vendetta) e lo sguardo perso nel vuoto di Bob Dylan ed il suo incontenibile e manifesto “entusiasmo“, autentico pesce fuor d’acqua rispetto alla gioia e al trasporto con cui gli altri intonavano il brano.

Pubblicazione: 23 aprile 1985
Durata: 41:37
Dischi: 1
Tracce: 10
Genere: Pop, Rock
Etichetta: Columbia Records/CBS Records
Produttore: Quincy Jones, Vari
Registrazione: Vari Luoghi

Tracklist:

USA for Africa – We Are the World (Michael Jackson, Lionel Richie) ““ 7:02
Steve Perry – If Only for the Moment, Girl (Randy Goodrum, Steve Perry) ““ 3:44
The Pointer Sisters – Just A Little Closer (Robbie Nevil, Mark Mueller) ““ 3:53
Bruce Springsteen & The E Street Band Trapped (Versione dal vivo) (Jimmy Cliff) ““ 5:11
Northern Lights – Tears Are Not Enough (David Foster, Bryan Adams, Jim Vallance) ““ 4:21
Prince & The Revolution – 4 the Tears in Your Eyes (Prince) ““ 2:45
Chicago – Good for Nothing (Richard Marx, Robert Lamm, David Foster) ““ 3:35
Tina Turner – Total Control (Martha Davis, Jeff Jourard) ““ 3:38
Kenny Rogers – A Little More Love (Thom Schuyler, Fred Knobloch) ““ 2:54
Huey Lewis and the News – Trouble in Paradise (Versione dal vivo) (Johnny Colla, Bill Gibson, Chris Hayes, Sean Hopper, Huey Lewis, Mario Cipollina) ““ 4:34