Svegliarsi e alzarsi! Questo è il mantra che ha girato nella testa della delizosa Hazel English, che, dopo gli esordi in cui sembrava un Jackson Phillip al femminile, ha deciso di cambiare rotta. Esortando questo cambio fin dal titolo, appunto “Wake Up!”. Gli estimatori della “vecchia” Hazel qui non troveranno pane per i loro denti, chiariamolo subito.

Tutto è partito da un bisogno di consapevolezza, di aggiustare comportamenti e stati d’animo che non funzionavano a dovere. Se la musica sa essere lenitiva ma anche molla che sprona al cambiamento, beh, c’è da dire che la nostra Hazel si è rimboccata le maniche e ha trasferito queste sue volontà  e queste sue decisioni, proprio nel disco che stava realizzando. A questo punto, viene da pensare che anche un certo sound iniziasse a starle stretta.

Quello che abbiamo tra le mani è quindi un piacevole risultato di un percorso che, almeno dal punto di vista sonoro (sul personale, beh, lo chiederemo alla fanciulla quando ci capiterà  l’occasione di parlarci insieme) mostra suoni più ampi, ricchi ed elaborati che in passato (decisamente dimenticato l’approccio lo-fi da cameretta). Carezze dream-pop che guardano alla West Coast, andamenti che possono richiamarci alla mente un po’ delle Haim in versione popedelica e una non celata passione per i ’60s.

Mentre Hazel s’interroga su di sè, sulle relazioni di coppia, sull’amore, sul perchè, spesso, non si riesca mai a fare o a cogliere la cosa giusta ma (per fortuna) anche su come trovare il buono in simili situazioni, le melodie si suggeguono in modo convincete, tanto ariose e accattivanti, quanto carezzevoli e malinconicamente romantiche (“Combat” su tutte, ma guai a non citare “Work It Out” la nostalgica ed emozionante chiusura dell’album). L’ascolto scorre via così   molto piacevole, con qualche dannato andamento melodico che non ti si stacca più dalla testa (“Shaking” o “Waiting”), caramelline pop dolcissime (“Off My Mind”) e pure una grinta non celata, che permette all’album di non scivolare verso eccessi fin troppo melliflui (“Wake Up!” e “Milk and Honey”).

Pur essendo consapevoli che i fan dei primissimi singoli della fanciulla possano, ora, non esaltarsi per un disco simile, resta innegabile che se l’album doveva essere una vigorosa chiamata a un nuovo approccio musicale, beh, svolge adeguatamente la sua funzione. Chissà  che anche per l’ascoltatore non possa essere molla per buoni e nuovi propositi!

Photographer Credit: Janell Shirtcliff