Ebbene sì successe che pure alla carriera extra Beatles di Paul McCartney fu attribuita l’etichetta “sperimentale”.
Ciò avvenne alla fine dei settanta, quando reduce dai trionfi (più commerciali che artistici) dei lavori con i Wings, decise di isolarsi e sperimentare con l’elettronica.
Fino ad allora infatti la sua carriera solista era stata predominata da toni zuccherosi all’insegna di un pop fin troppo leggero e di mestiere, se pur la perizia di azzeccare melodie contagiose gli aveva sempre assicurato un successo planetario.

In eterna lotta con il più ambizioso Lennon, rimase affascinato dalle possibilità  sonore che potevano offrire i sintetizzatori e una folta schiera di tastiere, scelta che passava da strumenti già  noti e collaudati come il Mellotron ed il Mini Moog a novità  come lo Yamaha Cs80 e il Roland Jupiter 4.
Con in testa i suoni e le idee di gente come i Talking Heads e i teutonici Kraftwerk, memore dei successi del nostro Moroder ed interessato all’ascolto di artisti come John Cage e Luciano Berio, si tuffò a capofitto nella composizione di nuovi brani composti e suonati in totale solitudine con tanta voglia di stupire prima di tutto se stesso.
Il progetto iniziale constatava di ben 18 brani per 80 minuti.
Tale progetto fu accantonato complice anche la disavventura dell’arresto in Giappone per possesso di marijuana e conseguente forzato stop.
In realtà  l’arresto durò solo un paio di settimane ma portò alla cancellazione di due tour e ne derivò a livello piscologico una sensazione di frustrazione.

Il lavoro, che prese il semplice titolo di “McCartney II”, a 10 anni esatti dal debutto “McCartney”, quando infine fu pubblicato il 16 maggio 1980 non fu più la fuga nell’avanguardia elettronica che avrebbe potuto essere.
Il lato più estremo fu sacrificato e la track list si suddivide tra i tentativi di sperimentalismo elettronico sopravvissuti dalla tracklist originale e brani più canonici e fedeli al suo classico stile.

All’ascolto pertanto si rimane un po’ disorientati da questa doppia anima, ma è pur vero che anche nei momenti più ordinari si rifugge in ogni caso dai toni zuccherati a cui spesso ci aveva abituato.

Trai brani ricordiamo “Waterfalls”, brano tipico di Paul accanto alla funkeggiante “Coming Up”, nonchè al riuscitissimo episodio sempre di stampo elettronico “Temporary Secreatry”.
Quest’ultimo brano suona a tutt’oggi incredibilmente moderno e ammetto di esservi particolarmente legato, memore del fatto che conobbi questo pezzo grazie all’arguto inserimento del brano in alcuni ‘dj set’ di un notissimo Dj /producer/musicista veronese, che forgiò un suo personale suono che lo rende sempre riconoscibile e a cui Paul probabilmente farebbe i complimenti.

Pubblicazione: 16 maggio 1980
Durata: 38:41
Dischi: 1
Tracce: 11
Genere: Pop, Rock
Etichetta: Parlophone
Produttore: Paul McCartney
Registrazione: giugno 1979 – luglio 1979

Tracklist:
Coming Up – 3:54
Temporary Secretary – 3:15
On the Way – 3:38
Waterfalls – 4:43
Nobody Knows – 2:52
Front Parlour – 3:33
Summer’s Day Song – 3:26
Frozen Jap – 3:41
Bogey Music – 3:28
Darkroom – 2:20
One of These Days – 3:36