Bernardo Sommani è un folle! Ma dove crede di andare con quel suo piglio da cantautore dèmodè, sempre attento a mantenere un’integrità  di fronte all’idra invincibile che pare essere a noi, agnelli sacrificali della distorsione del nostro tempo, il maledetto giogo del pop e del mainstream?

Addirittura, adesso ci vuole anche convincere che si possa ancora dare priorità  – e proprio di questi tempi in cui tanto si discuta sulla dignità  e il valore artigianale del “mestiere” del musicista – al saper suonare un brano dal vivo, registrandolo in presa diretta con una band di giovanissimi talenti pisani, piuttosto che affidarsi a Mamma Tecnologia, che tra samplers e campionature sembra aver ridato la vista ai ciechi e, sopratutto, l’udito ai sordi?

Ecco, credo che Bernardo Sommani sia uno di quelli che hanno capito che nella vita chi è sordo – purtroppo per lui – sordo rimane, e che quindi tanto vale suonare belle cose per chi sa apprezzarle: in questo senso, mi godo – sentendomi sin dal primo ascolto ancor più intenditore di bellezza di quanto il mio smisurato ego non mi faccia già  ritenere – “Manca l’aria pe campà “, l’ultimo singolo del cantautore toscano, tutto reccato in presa diretta da veri musicisti, in carne, ossa e rock’n’roll.

Il risultato è un concentrato energico di funk tra Weather Report e Napoli Centrali con echi forti e chiari del Pino Daniele di “Terra Mia”, attraverso un certo tipo di approccio all’arrangiamento del brano che a livello musicale ricorda un’alternativa più old school ai Nu Guinea, compagine – sempre napoletana, guarda a caso – che certamente con Sommani condivide un’evidente passione per la world music e la contaminazione.

Fare musica oggi, e farla come si faceva ieri senza la paura di essere anacronistici, è un atto di resistenza tangibile e necessaria; per ricordare a tutti che le cose belle, per fortuna, non invecchiano mai.