“E lo so che non è semplice
ma senza difficoltà  in fondo che gusto c’è?
Cerco una buona stella complice
però in fondo chissà  stanotte che cielo c’è.”

Raffinatezza e intimità , due caratteristiche che il pubblico ha sempre riconosciuto in Ghemon, rapper e scrittore dal talento indiscusso. Un’evoluzione lenta e stupefacente, da bruco a farfalla, attraverso dischi, testi e vita vissuta. Il cantante di Avellino ci aveva già  convinti e conquistati nel 2009 con “Tu o Lei”, sicuramente un brano più leggero rispetto agli ultimi dischi, ma è stato un pezzo che faceva intendere perfettamente il suo grande talento.

A distanza di sei album troviamo Giovanni Luca Picariello abbastanza cambiato, evoluto, ricercato nella forma e nel contenuto. La sua vocalità  è sempre stata interessante, particolare e narrativa. L’onestà  con cui canta, “reppa”, arriva dritta dove deve arrivare. Il suo penultimo lavoro del 2017, “Mezzanotte”, era stato un gioiellino che lo aveva indubbiamente consolidato e fortificato come artista al grande pubblico.

Un disco, quello, nato dopo un periodo duro, raccontato anche tra le pagine del suo libro: “Io sono. Diario anticonformista di tutte le volte che ho cambiato pelle.” Nel 2019 arriva anche il palco del Festival di Sanremo, dove probabilmente meritava di arrivare qualche gradino più in alto, con il brano “Rose viola.”

In questo nuovo lavoro la percezione della sua crescita artistica è davvero evidente, il rapper dolce e positivo ha scritto 11 brani pieni di sentimento e buone vibrazioni. Riflettendo sul termine “rapper” non so quanto sia giusto etichettare Ghemon in questo modo, non canta di soldi o donne, rimane un ibrido, unico nella sua capacità  di vocalizzare sentimenti autentici.

I temi del disco sono le sfide, gli ostacoli, la coscienza, la vita e la chiarezza d’intenti, c’è davvero un’analisi lucida dei sentimenti. Storie aperte e cerchi che si chiudono, c’è una sana autoanalisi e non più una disperata ricerca di risposte e consensi ma l’accettazione di se stessi in mezzo agli altri.

Questo disco è un quadro dipinto a mano, la stessa mano che passa e oltrepassa le coscienze a volte in maniera scomoda, forse, ma molto autentica. Il sound di Ghemon rimane irresistibile, alla moda ma non troppo, tanto da essere definito unico nel suo genere all’interno del nostro Stivale con tacco.

Bravo.

Credit Foto: Jacopo Ardolino