Davvero interessante il nuovo album del cantautore trevigiano Gianluca Chiaradia, che con “Primo vere” (pubblicato da Vrec Music Label, non nuova a lavori di un certo pregio) ci consegna otto brani di buona fattura, in cui predominante è l’inconfondibile suono della sua chitarra.

Il terzo disco del ventottenne artista veneto è caratterizzato non solo però da una buona musica, visto che a braccetto con essa vanno dei testi certamente non banali.

Vasta è la gamma degli argomenti trattati, che toccano non solo la sfera intimista dell’autore (specie ne “La strada di casa” o nella ficcante “Ancora spazio”, vincitrice del premio della critica “Un certain regard” al festival Musicultura 2019) ma anche temi “universali”, dai forti connotati sociali e umani.

Prova ne sono due delle più convincenti canzoni della raccolta: “George”, con la sua tragica storia di morte precoce per mezzo della sedia elettrica, e un’intensa “Rebibbia”, che chiude il cerchio del disco lasciando strali narrativi di una certa durezza, ben lontani però da qualsiasi pretesa sloganistica.

Forti e chiare ci arrivano queste istantanee di un talento ancora in via di sviluppo ma che già  sa adoperare bene la sua arte comunicativa.

Siamo sicuri che in certi ambienti legati alla canzone d’autore, il nome di Chiaradia non passerà  a lungo inosservato.