La più bella e gradita novità  in ambito guitar-pop arriva dai Jetstream Pony che finalmente arrivano al passo sulla lunga distanza e non deludono chi aveva grandi speranze sulla loro capacità  melodica.

Sappiamo bene con chi abbiamo a che fare e i nomi in ballo potrebbero ben garantire sulla perfetta riuscita del progetto. Beth Arzy (Trembling Blue Stars, Luxembourg Signal, Lightning in a Twilight Hour, Aberdeen) alla voce, Shaun Charman (The Wedding Present, The Popguns) alla chitarra, Kerry Boettcher (Turbocat) al basso e alla batteria il contributo di Hannes Mà¼ller (The BV’s, Endlich Blà¼te). Qui in mano non abbiamo delle buone carte, abbiamo un poker esaltante. Se poi vediamo che alla pubblicazione dell’album ci pensano Kleine Untergrund Schallplatten e Shelflife Records, beh, allora la gioia moltiplica.

L’indie-rock dei Jetstream Pony è capace di guardare al power-pop tanto quanto all’indie-pop, in un cerchio perfetto, dipindo da mani sapienti. Attenti tanto alle melodie, alla costruzioni di ritornelli sempre incisivi e a quel riff di chitarra che sostiene magnificamente il brano (“Trapped In Amber”!!!), il quartetto non ha paura di sporcare le chitarre e infondere una punta di “oscurità ” ai brani. Pensiamo all’anima post-punk abrasiva “The Very Eyes Of The Night”, con basso penetrante, chitarra ruvidissima, ma anche la precedente “Half An Idea”, circolare e quasi claustrofobica. Poi arrivano quei pezzi super catchy ai quali è impossibile resistere, perchè cesellati con le mani di artigiani pop di altissima scuola, che inseriscono tutte le cose giuste al punto giusto. Dai riverberi alla chitarra, all’anima jangle, passando per la doppia voce che fa il contro canto, “It’s Fine” o “I Close My Eyes” sono, giusto per fare una citazione, una doppietta da brivido, in cui il passato glorioso di eroi come Beth o Shaun fa capolino, fondendosi però con la loro personalità , i loro gusti attuali e lo spirito del presente, ma che delitto sarebbe non citare “I Think I’m Ready to Go” che vola altissima?

Piace moltissimo anche la cura certosina di un brano come “Worthless”, in cui gli angoli vengono smussati e tutto è più contenuto e avvolto da una patina di dolcezza (salvo poi beccarsi il riffone che emerge quasi dal nulla, per poi spegnersi, così come è arrivato!). Questo per rimarcare l’assoluta padronanza della band anche nello svariare dalla tematica e dal sound principale.

In conclusione, beh…avete già  ordinato il disco?? Non perdete tempo che qui abbiamo un gioiellino vero e proprio!