Undici album in quindici anni è una media invidiabile per qualunque band e specialmente per i Woods di Jeremy Earl e Jarvis Taveniere che tornano dopo aver affiancato il compianto David Berman nel progetto Purple Mountains. Un’esperienza purtroppo finita in fretta che non ha minato l’ottimismo musicale del combo americano, che oggi come ieri pare incrollabile.

Il tempo e l’esperienza hanno inevitabilmente reso i Woods più riflessivi e propensi ad esplorare nuove strade, meno legate all’uso delle chitarre che in “Strange To Explain” non sono quasi mai in primo piano. Le tastiere di Kyle Forester, la batteria di Aaron Neveu e un uso ampio e gustoso del mellotron suonato da John Andrews trascinano in un mondo incantato ma meno fiabesco che in passato.

Sono acque agitate e malinconiche quelle dei Woods versione 2020. “Next To You And The Sea” è minimale e trainata da un filo di tastiere che altrove costruiscono armonie dolci e speziate (“Where Do You Go When You Dream”, “Strange To Explain”). Temi come depressione, insicurezza fanno capolino nei testi di Earl che si mette a nudo con rara onestà  in “Before They Pass By” e spinge il falsetto in territori ancora più melodici del solito nel singolo “Can’t Get Out”, con un arrangiamento curatissimo che è una vera gioia per le orecchie.

Tornano le chitarre acustiche e spagnoleggianti nello strumentale “The Void”, con contorno di trombe e fiati tex mex, corde che diventano quiete e sognanti in “Just To Fall Asleep”. Pillole di psichedelia pura come “Fell So Hard”, il morbido istinto pop di “Light Of Day” e “Be There Still”, un altro strumentale (“Weekend Wind”) chiudono una seconda metà  dell’album che non potrebbe essere più diversa dalla prima.

L’esuberanza afro jazz di “City Sun Eater in the River of Light” non abita più qui ma c’è molto da scoprire nel mondo sonoro dei Woods odierni. L’equilibrio delicato e solidissimo tra sound avvolgente e fragilità  di “Strange To Explain” è quello che ci vuole per accompagnare verso una nuova, strana normalità .

Credit Foto: Chiara V. Donati