Avete presente la sensazione che si prova quando si sta leggendo un romanzo di formazione che racconta così fedelmente e con così acuta sensibilità  le vicende della nostra adolescenza che, una volta chiuso il libro, rimaniamo sbalorditi del fatto che sia stato scritto 100 anni fa? Le immagini sono così vivide, così familiari che ci sembra di essere certamente nel presente.”Fold Your Hands Child, You Walk Like A Peasant” dei Belle And Sebastian ha un po’ lo stesso effetto: lo ascolti, lo assapori, chiudi gli occhi e sprofondi in quella soffice dimensione a metà  tra il ricordo e il pensiero. Tutto è così familiare, così nitido e pulsante che, per caso, mentre fischietti felice “Don’t Leave The Light On, Baby” dai una sbirciata ai credits e… no… aspetta… ma questo disco ha 20 anni!

Eh sì, “Fold Your Hands Child, You Walk Like A Peasant” è uscito esattamente 20 anni fa.
La band di ex studenti del corso universitario di musica professionale a Glasgow messa insieme da Stuart Murdoch ne ha macinata di strada e ne ha consumate di puntine del giradischi. I Belle And Sebastian arrivano al loro quarto disco, “Fold Your Hands Child, You Walk Like A Peasant”, dopo una serie di EP che cercavano di dare un possibile seguito artistico a quell’esordio luminoso di “Tigermilk” e alle eccellenti conferme di “If You’re Feeling Sinister” e “The Boy With The Arab Strap”.
“Fold Your Hands Child, You Walk Like A Peasant” scopre una vena soul inedita che va ad arricchire quel folk pop marchio di fabbrica degli scozzesi. I Belle And Sebastian in questo quarto disco si approcciano al movimento northern soul del nord della Gran Bretagna utilizzando una chiave molto beatlesiana e confermando quella sezione di archi appena accennata nei precedenti lavori e che trova invece in questo progetto largo uso e respiro. Gli archi colorano il dipinto con colori pastello tenui senza mai stancare gli occhi della mente dello spettatore.

La voce di Stuart Staples dei Tinderstick ogni tanto sembra chiamarci durante il disco, ma tranquilli è sempre l’altro Stuart, Murdoch. Lo stesso Stuart Murdoch che decise di chiamare il disco utilizzando un ammonimento letto per caso in un bagno pubblico. Lo stesso Stuart che lascia più spazio lirico a Sarah Martin in canzoni meravigliose come “Waiting For The Moon To Rise”. Lo stesso Murdoch che si dispererà  per la fuoriuscita dello storico bassista Stuart (pure lui!) David, il quale pur partecipando alle registrazioni del disco, decide subito dopo di lasciare il gruppo per concentrarsi sulla sua carriera letteraria.

La differenza di “Fold Your Hands Child, You Walk Like A Peasant” sui tre album precedenti la fa la sorprendente propensione al soul come abbiamo detto, ma anche alle sonorità  beat degli anni ’60. Pensiamo alla luminosa opening track “I Fought In A War” calda e californiana tra le sue ariose atmosfere sempre in bilico tra Morrissey e Nick Drake.

Quindi, che fare? Ma sì, perdiamoci come Stevie Jackson alla ricerca di un giubbotto uguale identico a quello indossato da Bob Dylan sulla copertina di “Blonde On Blonde” tra le note di”The Wrong Girl” e gustiamoci questa piacevole sensazione di instabile felicità . Una piccola gioia che nella sua sottile bellezza dura già  da venti anni.

Data di pubblicazione: 6 giugno 2000
Tracce: 11
Lunghezza: 40:40
Etichetta: Jeepster Records
Produttore: Tony Doogan

Tracklist:

  • I Fought in a War
  • The Model
  • Beyond the Sunrise
  • Waiting for the Moon to Rise
  • Don’t Leave the Light On Baby
  • The Wrong Girl
  • The Chalet Lines
  • Nice Day for a Sulk
  • Women’s Realm
  • Family Tree
  • There’s Too Much Love