Nel’88 i Sonic Youth avevano pubblicato il celebrato “Daydream Nation”, gli anni Novanta si aprono con il loro passaggio ad una major ed un album, “Goo”, che sembra ideato per dividere i fan, per funestare e per rendere insonni ed inquiete le nostre nottate, riempiendole di effetti psichedelici, distorsioni viscerali, incubi sonori ed atmosfere macabre, anticipate dalle frasi che Raymond Pettibon, l’autore della mitica copertina di questo disco, appone sia sul lato anteriore, che su quello posteriore; frasi che fanno riferimento agli efferati “omicidi delle brughiere” che avevano sconvolto quell’America più perbenista, eternamente propensa a fissare le pagliuzze negli occhi altrui.

Ho rubato il ragazzo a mia sorella. Era tutto un turbine di calore e un lampo. In una settimana abbiamo ucciso i miei genitori e siamo partiti.” I tempi   e le dinamiche di “Goo” si aprono ad un pubblico più ampio ed eterogeneo, più commerciale e televisivo, rifiutando il classico approccio rumoristico no-wave del recente passato, ma preferendo sposare delle sonorità  più rockeggianti, torbide e cattive, che rendono il suono del disco più denso e massiccio, ma anche più armonico, e per certi versi anticipano le cupe, crude, accattivanti e spigolose atmosfere del grunge. La band è conscia del proprio cambio di rotta; “Goo” assume, immediatamente, la forma di un viaggio surreale, tanto fisico, quanto mentale, nel quale il rumorismo del passato diventa la flebile luce di una candela che ci porta verso spazi ed orizzonti completamente nuovi, nei quali elementi diversi, atipici ed inusuali, a volte più melodici, a volte più pesanti, vengono iniettati nel background sonoro della band americana. Ma è tutto eternamente in bilico: il successo, in fondo, è sempre stato solamente un colpo di fortuna; il viaggio potrebbe rivelarsi una fregatura o ancor peggio farci perdere il contatto con la realtà  ed imprigionarci lungo un mortale percorso circolare, sul quale non potremo fare altro che impazzire.

Non è niente, solo rossetto e un po’ di sangue“. L’oblio è perennemente dietro l’angolo: le carenze affettive, la solitudine, le ansie quotidiane, la paura di non farcela ad emergere, assumono i contorni decisi di una malattia; una malattia che ci trasforma in scheletri, che ci fa sprofondare in un buco nero nel quale chiunque perde ogni interesse, ogni riferimento, ogni passione e persino respirare, nutrirsi o sognare diventa qualcosa di estremamente doloroso e faticoso.

Musicalmente “Goo” è un disco affilato e politicamente scomodo, i Sonic Youth analizzano non solo il rapporto che ciscuno di noi ha con sè stesso, con la fama ed il successo, con la voglia di imporsi ed il sentirsi in perenne competizione, ma si rivolgono anche al nostro modo di approcciarci al mondo femminile, ai movimenti antagonisti di protesta, mostrando come, spesso, alcuni comportamenti ancestrali sono difficili da modificare e come la bandiera della ribellione possa nascondere solo una scelta facile, ipocrita ed opportunista, atta a garantire vantaggi immediati. Stereotipi e auto-commiserazione, questi sono i veri nemici da abbattere per rendere il mondo un luogo migliore e per essere in grado di apprezzare ciò che esso è in grado di offrirci.

Pubblicazione: 26 giugno 1990
Durata: 49:23
Dischi: 1
Tracce: 11
Genere: Noise Rock, Alternative Rock
Etichetta: Geffen Records
Produttore: Sonic Youth, Nick Sansano, Ron Saint Germain
Registrazione: 1989-1990

1.Dirty Boots ““ 5:24
2.Tunic (Song for Karen) ““ 6:17
3.Mary-Christ ““ 3:08
4.Kool Thing (feat. Chuck D) ““ 4:04
5.Mote ““ 7:36
6.My Friend Goo ““ 2:18
7.Disappearer ““ 5:08
8.Mildred Pierce ““ 2:12
9.Cinderella’s Big Score ““ 5:50
10.Scooter + Jinx ““ 1:00
11.Titanium Exposè ““ 6:26