Buona anche la seconda per Elio Marrapodi, cantautore giovanissimo con un piede nel passato e lo sguardo dritto e aperto sul futuro della musica italiana, ammalata di giovanilismo e innamorata del proprio riflesso al punto tale non riuscire a cogliere la distorsione dei gusti, nell’era dell’egemonia da playlist.

Il sound di “Spirali” è incalzante, convincente e tremendamente cool: merito di una sezione ritmica che ammicca alla dance ma senza perdere di pregnanza nel testo, che diventa corpo sonoro e immaginifico di un brano riuscito e di gusto.

Poi, Elio si autoproduce e nell’era dell’industrializzazione violenta della musica non può che essere un valore; e si sente tutta, l’identità  quasi squassante e veemente di Marrapodi in “Spirali”: chitarre giuste (dal gusto brit-pop, certo, ma come non pensare ai nostri Colombre e Giorgio Poi?), sintetizzatori alla Tame Impala e una scrittura in continua oscillazione fra Alan Sorrenti, Fulminacci e qualcosa che potreste non avere ancora sentito, negli ultimi anni.

Insomma, un ottimo ritorno dopo il buon esordio di “Scivolare via”, a confermare la solidità  artistica di un progetto che sta in piedi, e ha già  cominciato a correre.